Mostra dal 12 settembre al 17 gennaio 2016 di centodieci opere dell’artista “Pordenone” Mantanari alla galleria Harry Bertoia. A restare abbagliato dalla sua arte è stato un imprenditore indiano, nel 2007; a proporlo all’attenzione del grande pubblico un ampio ed entusiastico articolo in cui The Observer, annunciando la prima esposizione delle sue opere a Londra (2010), ne ha svelato la storia e ne ha celebrato il lavoro. Quello dell’Observer è stato capofila di tanti successivi pronunciamenti della grande critica internazionale, che non ha lesinato i giudizi molto positivi su un artista che sino a pochi mesi prima era pressoché ignoto, essendosi ormai persa memoria delle sue mostre in alcune Gallerie milanesi negli anni ottanta. Per Edward Lucie-Smith, il critico intervistato dal grande quotidiano britannico a margine della mostra del pittore da lui curata presso l’Istituto Italiano di cultura a Londra, “Montanari è un artista unico, che scardina la storia convenzionale dell’arte postbellica italiana”. “Le nature morte – aggiunge – fanno venire in mente Cézanne e Braque”, mentre gli elementi picassiani e i tratti riecheggianti Francis Bacon che emergono dalla sua pittura si manifestano con caratteri di forte originalità. Americo Montanari è nato a Pordenone (città da cui prende il nome d’arte) nel 1937. Comincia a dipingere frequentando in giovane età lo studio dello zio materno. All’inizio degli anni sessanta si trasferisce a Milano e sposa Flavia Cappellari; a Milano frequenta per un breve periodo la facoltà di Filosofia dell’Università Statale e un corso di scultura all’Accademia di Brera. Nel 1967 si stabilisce a Parigi, dove ha modo di frequentare lo studio del pittore Orfeo Tamburi. Visita con quotidiana “attenzione e tensione” il Museo del Louvre. Nell’albergo di Rue St. Placide, in cui abita con la moglie, realizza piccole tele, una serie di autoritratti e di nature morte. Nel gennaio 1969 parte per la Spagna del sud, dove si ferma a dipingere per sei mesi cercando nuovi modi espressivi. Dall’ottobre 1971 al novembre 1972 è in Germania. Già in questo periodo i suoi quadri sono caratterizzati da un’unità compositiva avente al centro la figura femminile, il cui mistero del resto ha quasi sempre alimentato la sua ispirazione, anche letteraria. Nel 1973 ritorna a Milano e vi rimane fino al 1990. Successivamente si trasferisce sulle colline biellesi, a Valle San Nicolao, lavorando per diciotto anni in completo isolamento, fino a ottobre 2007. Diciotto anni durante i quali l’artista ha scelto di vivere completamente ritirato, totalmente dedito a una costante ricerca figurativa – un vero e proprio “Assedio alla forma” – tradotta prevalentemente in termini pittorici su centinaia di tele e sulle pareti stesse della villa che lo ospitava, ma anche riversata nelle tecniche della scultura, dal legno alla terracotta. Dal 2008 Pordenone Montanari è tornato a vivere nel Nord Est, fra Pieve di Cadore e Grado. Il Comune di Pordenone, in collaborazione con FriulAdria Crédit Agricole rende ora omaggio con una vasta mostra a questo suo concittadino “segreto”, che ha scelto il nome della propria città come suo appellativo artistico. A Pordenone Montanari viene dedicata una grande antologica (Pordenone Montanari. Assedio alla forma) che è in assoluto la prima organica esposizione in Italia del lavoro di Pordenone Montanari, il quale – dopo le rare mostre milanesi negli anni ottanta – è stato presentato al pubblico con poco più di una decina d’opere solamente in occasione della personale dedicatagli entro la sezione regionale della Biennale di Venezia del 2011, al Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste. Nella “Harry Bertoia” la mostra si strutturerà in una sezione ordinata cronologicamente, che proporrà una sintesi del percorso di Pordenone Montanari da fine anni sessanta ad oggi, e in una piccola sezione dedicata ai disegni, entrambe punteggiate da scelte testimonianze della produzione plastica e ad intaglio. Ampio spazio verrà inoltre riservato al ciclo di grandi acrilici su tela che negli ultimi quattro anni ha assorbito gran parte della vis creativa dell’artista. L’evento è patrocinato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dall’Istituto di Cultura Italiana a Londra, gode del sostegno della Provincia di Pordenone e della Fondazione CRUP.