Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità la Proposta di deliberazione amministrativa relativa al Programma triennale regionale per l’apicoltura 2020-2022 per una soorsa di oltre 3 mln. Relatore del provvedimento, la consigliera regionale Cristina Guarda (AMP). Nel corso del suo intervento, ha ricordato, nelle sue varie sfaccettature, il ruolo dell’apicoltura, in particolare “per la salvaguardia ambientale, e per il servizio determinante nelle produzioni frutticole grazie all’azione pronuba svolta dalle api e perché consente un’importante opportunità economica per la produzione del miele e degli altri prodotti dell’alveare, dalla cera al polline, dalla pappa reale al propoli. I numeri del Veneto: 4167 aziende, più di 4000 apicoltori, in aumento anche se il clima non è sempre dei migliori, dal punto di vista ambientale, produttivo e di mercato, con quasi 68.000 arnie, il 24% delle quali è in provincia di Vicenza, seguita da Treviso e Verona. Il nostro territorio dimostra di ospitare un settore in evidente via di sviluppo e con grandi possibilità d’espressione, ma ciò sarà possibile esclusivamente se si darà concreto spazio e sostegno alle attività di ricerca, formazione e professionalizzazione, ciò che gli allevatori, per tramite delle proprie associazioni, richiedono a gran voce, come ogni buon imprenditore veneto. E’ proprio di questo che il piano triennale per l’apicoltura veneta proposto si deve occupare: la destinazione delle risorse per questo settore, regionali, nazionali o europee, in modo tale da investire in apicoltura, consentendone la crescita economica attraverso la professionalizzazione degli apicoltori e la tutela del delicatissimo patrimonio di cui si prendono cura, le api. L’assessorato all’agricoltura, in questo caso, sceglie giustamente di indicare alcune strade per consentire un corretto utilizzo degli strumenti finanziari volti a supportare la crescita di questo settore e propone quindi di strutturare le future azioni pro apicoltura veneta: intervenendo per il miglioramento dell’attività di allevamento delle api e delle attività di produzione ad esso connesse: rivolto al miglioramento delle conoscenze tecniche specifiche degli apicoltori attraverso interventi informativi e di aggiornamento, convegni, nonché lo svolgimento di attività di assistenza tecnica da parte di esperti apistici; intervenendo con energia nella lotta contro gli aggressori e le malattie dell’alveare, in particolare la varroas ed iniziative volte al miglioramento delle condizioni sanitarie degli sciami, agendo sia con scopo protettivo e preventivo, che in fase emergenziale, anche considerando l’incidenza dell’inquinamento ambientale causato non solo dalle abitudini quotidiane dell’uomo, ma anche dall’utilizzo di prodotti fitosanitari ed erbicidi aggressivi in particolare in periodo di fioritura; fornendo gli strumenti affinché il settore possa promuovere il valore dell’associazionismo come strumento atto alla divulgazione ed al supporto dell’attività produttiva, volta all’evoluzione dell’apicoltore in attività d’imprenditoria organizzata, capace di proporre non solo prodotti di qualità nel mercato, ma di farlo con la consapevolezza necessari per una così delicata attività produttiva, per cui la salute delle api è prioritaria così come la necessità di una adeguata e rispettosa valorizzazione economica del prodotto, proprio per consentire un’evoluzione dell’attività di allevamento sempre più adeguata agli standard sanitari e qualitativi; con misure di sostegno del ripopolamento del patrimonio apistico, attraverso contributi per l’acquisto di sciami e api regine, aspetto su cui ho piacere di ribadire e condividere con il consiglio la proposta avanzata all’assessorato in commissione: l’avvio di progetti di lungo periodo volti alla garanzia di una biodiversità volti, in particolar modo, alla valorizzazione di specie autoctone, per disincentivare nel corso del tempo l’introduzione di specie di api non autoctone come ad esempio l’ape carnica del nord Europa. Interessante, anche per la professionalizzazione dei nostri apicoltori, potrebbe essere il sostegno a progetti specifici per lo sviluppo di una selezione genetica specifica, adatta alle caratteristiche del nostro territorio, alla luce delle pratiche di fecondazione artificiale o naturale delle api regine”. “Il piano triennale – ha puntualizzato Guarda – andrà a far parte, assieme a quelli delle altre regioni, di un più complesso programma nazionale, che dovrà essere trasferito al Parlamento e al Consiglio Europeo, entro il 15 marzo, per la sua approvazione e quindi la corresponsione dei fondi a favore dell’esecuzione degli intenti proposti, a partire dalla valutazione dello stato di attuazione del precedente piano che consente l’individuazione di obiettivi rispettosi delle caratteristiche del sistema produttivo, della sua evoluzione e quindi delle sue attuali esigenze operative e finanziarie. Inoltre, propone una serie di intenti lungimiranti e buoni: per questo la sua approvazione responsabilizza questo Consiglio a porre ancora più attenzione ai singoli piani annuali di quanto fatto fino ad ora: alla luce delle osservazioni pervenute da apicoltori professionisti di grandi e piccole dimensioni, legati o meno ad associazioni rappresentative. (foto arch.).