Le prime associazioni di lavoratori risalgono a Venezia all’XI secolo. A partire dal 1200 nacquero confraternite laiche che eleggevano un santo protettore e alle quali aderivano cittadini di ceto medio: erano le Scuole (foto ComuneVE). Con il termine scuola si deve intendere l’edificio che ne era sede e anche l’insieme di individui che si riunivano per salvaguardare gli interessi di un determinato lavoro da cui il nome di “Scuole d’arte e mestieri”, oppure, nel caso di apprendimento delle virtù cristiane, si trattava di “Scuole di Devozione o Confraternite”. Il sito “Venezia Live” ha rispolverato la storia delle Confraternite o Scuole che oggi sono cinque: quattro Grandi (Carmini, San Giovanni, San Rocco, San Teodoro) ed una “nazionale” (Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone). Dal 1261 la Repubblica istituì due magistrature che avevano mansioni di controllo delle merci e il compito di approvare le Mariegole (madre regola), ossia gli atti istitutivi delle Scuole. Le più numerose riunivano gruppi di artigiani in base alla professione svolta. In tal caso la mariegola costituiva anche una sorta di albo professionale, ad esempio le Scuole dei Calegheri (calzolai), dei Battiloro (orafi), dei Mureri (muratori). All’inizio del XV secolo esistevano a Venezia tre tipi fondamentali di confraternite: le Scuole comuni (o Scuole di devozione), le Scuole artigiane, confraternite associate ad una corporazione artigiana o commerciale e le Scuole dei Battuti. Queste ultime erano sorte sull’esempio del movimento dei flagellanti, chiamati anche disciplinati o battuti, sorto a Perugia nel 1260. Il movimento aveva diffuso l’autoflagellazione pubblica come atto di penitenza per la redenzione non solo individuale, ma anche dell’intera collettività. Il giorno in cui si celebrava il patrono di una confraternita, veniva tenuta una processione mentre il 25 aprile, festa di San Marco, ogni Scuola si recava in corteo con stendardo nella Basilica. Molte Scuole riunivano associazioni di lavoratori stranieri a Venezia: Albanesi, Dalmati, Bergamaschi, Greci e di altre provenienze, fornendo alla comunità straniera assistenza economica, avviamento al lavoro, aiuti spirituali e materiali. Fra le Scuole di stranieri arrivate fino ai giorni nostri va ricordata la Scuola Dalmata di San Giorgio degli Schiavoni, famosa anche per le storie dipinte da Vittore Carpaccio. Dopo la caduta della Repubblica di Venezia (1797), le Scuole furono soppresse per editto napoleonico (1806 – 1807), ma nel corso dell’Ottocento alcune, tra cui la Scuola di San Giovanni, sono state ricostruite.