Il Parco Colli Euganei ha intensificato abbattimenti e catture dei cinghiali: nel mese di agosto 2018 sono 125 gli ungulati eliminati dai selecontrollori e dal personale del Parco o catturati con i chiusini. Un numero in crescita di circa il 50 per cento rispetto alla media di 83-85 capi registrata nei primi mesi del 2018. Ora i dati sono da aggiornare con l’inizio 2019. “Nonostante l’agosto scorso sia stato un mese di ferie per tutti e di organici ridotti – ha osservato l’assessore veneto al territorio e ai parchi, Cristiano Corazzari – l’ente Parco è riuscito ad impegnare uomini e risorse per garantire uscite notturne della squadra faunistica e dei selecontrollori, nonchè interventi straordinari su richiesta delle aziende, riuscendo così ad abbattere 40 capi. Nel contempo, nonostante le uscite serali, non è venuta meno l’attività di cattura mediante i chiusini: sono 85 i cinghiali catturati nell’ultimo mese”. In totale, alla data del 31 agosto, l’attività di contenimento della popolazione degli ungulati sui Colli Euganei ha registrato l’eliminazione di 717 capi, in prevalenza giovani e femmine. “Sui Colli Euganei l’attività agricola è presidio del territorio – ha aggiunto l’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan (che affianca il collega Corazzari nella gestione del problema) – per questo l’amministrazione regionale sta investendo in un piano organico di contenimento e contrasto agli ungulati a salvaguardia del lavoro prezioso delle aziende agricole e a garanzia dell’incolumità degli abitanti: gli oltre 700 capi eliminati nei primi otto mesi del 2018 sono un buon indicatore dell’attività svolta, nonostante le novità organizzative create dal passaggio degli operai dal Servizio forestale regionale a Veneto Agricoltura. L’apporto di un centinaio di volontari, adeguatamente formati nel ruolo di selecontrollori, si sta dimostrando efficace. L’obiettivo che ci siamo prefissati è di arrivare ad eliminare dal territorio dei 15 comuni del parco Colli circa duemila cinghiali l’anno. Il piano sistematico di contenimento e abbattimento avviato dall’ente Parco con il supporto della Regione – hanno concluso Pan e Corazzari – sta dando prova di ‘tenuta’ organizzativa e di risultati concreti. L’attività dei selecontrollori va sostenuta, a cominciare dalla dislocazione nel territorio di punti di raccolta e refrigerazione, gestiti d’intesa con i Comuni. Il prossimo passo sarà quello di investire nella valorizzazione del cinghiale come prodotto agroalimentare tradizionale, sostenendo con adeguati investimenti infrastrutturali la macellazione, la conservazione e la lavorazione sul posto delle carni e dei derivati”. Anche sui Colli Berici lo sviluppo della popolazione dei suini bradi è in costante crescita. Come riferito da Tviweb, Enrico Pizzolo, presidente di Confagricoltura Vicenza, ha detto che gli scenari sono realistici e si ricontrano chiaramente sui Colli Berici dove la popolazione dei cinghiali continua ad aumentare a dismisura, arrivando a contare migliaia di esemplari che stanno creando danni notevoli all’ambiente e alle attività agricole, oltre che un pericolo per le persone (da ricordare il grave incidente accaduto di recente a Lodi). La stima dei danni è di oltre 100.000 euro all’anno alla zootecnia e all’ambiente: gli animali scavano con il grugno fino a diversi centimetri di profondità alla ricerca di bulbi, radici e tuberi e, così facendo, ribaltano intere zolle di terreno. Il cotico erboso viene completamente rimosso e perché ricresca occorrono anche 5 o 6 anni. Da anni si segnala il problema, ma le iniziative messe in campo sono state poco efficaci. “Auspichiamo, ha dichiarato Pizzolo, che si definisca un piano serrato per il contenimento della fauna selvatica, con catture e abbattimenti mirati, per cercare di riportare la popolazione di ungulati entro livelli compatibili con la normale conduzione dell’attività agricola e forestale”. Questa è la seconda conferma della nutrita presenza sui Berici di branchi di cinghiali ma non basta segnalare i casi per territorio, come detto, anche in Lessinia i cinghiali continuano a moltiplicarsi e così in province confinanti. tempo i comuni che si trovano nelle zone dei colli Berici e Euganei e del Veronese hanno invitato, fin sul nascere del problema, la popolazione a non lasciare abbandonati rifiuiti alimentari che sono una forte attrazione per i cinghiali (sempre in cerca di cibo per cui si avvicinano spesso nei centri abitati; si tratta in genere di famiglie di cinghiali, con cuccioli da sfamare) e in merito sono state adottate misure di prevenzione con i cassonetti intelligenti e a tempo. Inoltre, sono in essere possibilità di sanzioni per coloro che non applicano tali inviti. Ancora da Tviweb, ed altri media, è stato segnalato uno studio del gruppo Enetwild Consortium in cui si fa presente che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha un progetto a livello europeo che punta ad analizzare il rischio di trasmissione di malattie dalla fauna selvatica al bestiame e agli esseri umani. Secondo lo studio è prevedibile che, se non saranno prese in considerazione serie misure di riduzione della popolazione di cinghiali, il numero di esemplari di questa specie cresca in maniera esponenziale in Italia e in Europa, aumentando i danni e i rischi per la sicurezza alimentare e dell’incolumità delle persone. Merita conoscere, infine, i danni causati dai cinghiali mentre attraversano le strade e sono causa di incidenti, avvenuti o di giorno o nelle ore notturne. Stando all’Osservatorio Asaps (Associazione degli amici della Polizia stradale),nel 2017 sono stati registrati 155 incidenti significativi con il coinvolgimento di animali, nei quali 14 persone sono morte e 205 sono rimaste seriamente ferite. In 138 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico. (foto archivio).