Il 23 marzo, l’ex chiesa di San Lorenzo di Castello, un antico edificio del mille e divenuto in tempi recenti oggetto di restauri ma mai finito in seguito al ritrovamento di reperti archeologici, ritorna a far parte del tessuto cittadino con un centro innovativo tra arte e scienza. In concreto, è uno spazio concentratore in cui arte, scienza e comunicazione diventano un mix di videoinstallazioni, materiali multimediali, fotografie e occasioni di confronto. Qui, dunque, la sede di Ocean Space, il primo hub di ricerca dedicato agli oceani e punto di esposizione di due diversi modi di esperire il reale dando voce alle emozioni, alle inquietudini, alle domande e alle riflessioni sullo sfruttamento dei mari, sulle politiche del cambiamento e sulle problematiche ambientali. L’utilizzo di questo spazio per 9 anni lo ha ottenuto la Fondazione viennese artistica Internazionale TBA21-Academy di Francesca von Habsburg, tra le più importanti collezioniste al mondo di arte contemporanea, pronta a spendere nella realizzazione di questo importante progetto 1 milione 200 mila euro. Quale l’iniziativa per il debutto? E’ un’installazione su ampia scala della nota artista americana Joan Jonas, che da tempo lavora in modo pionieristico con video e performance; essa è costituita da decine di disegni, sculture di specchi, installazioni video e “ scatole teatrali”. Poi, presentazione di OceanArchive, un piattaforma digitale per progetti relativi agli oceani guidati da TBA21-Academy e dalla sua rete internazionale di collaboratori. La TBA21-Academy è diretta da Markus Reymann; si tratta di un tipo di accademia itinerante che a Venezia, in modo permanente, nasce come testimonianza del risultato del lavoro di artisti, scienziati, politici e attivisti impegnati nella ricerca e nell’innovazione a sostegno della gestione responsabile degli oceani. Va ricordato che nulla nasce a caso: c’è già stato un preludio nell’Ocean Space nella ex chiesa (un tempo sede di comunità religiose, e in seguito, divenuta ospizio e sede di servizi sociali alla persona) con una mostra-inchiesta Prospective Ocean, a cura del filmmaker e fotografo Armin Linke sulle sfide odierne con cui devono misurarsi gli oceani (periodo Biennale architettura). L’esposizione, si ricorda in una nota, si è concentrata su un montaggio di fotografie acquisite grazie all’impiego di veicoli sottomarini (a controllo remoto) immersi fino a una profondità di 5000 metri, che ha messo a disposizione del pubblico immagini raramente osservate del fondale oceanico. (nella photo d’arch.e TBA21: anemone di mare).

Lascia un commento