Nella sede delle Zattere di Cà Foscari premiazione del concorso letterario ‘Straniero a chi? Scriviamo le migrazioni’ promosso dall’Archivio Scritture e Scrittrici migranti dell’Università Ca’ Foscari e rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado. Paola Vescovo per il magazinenews di CF (con foto) ha relazionato sui lavori del concorso. Un’occasione per riflettere sul tema dell’immigrazione e dell’accoglienza attraverso gli occhi dei giovanissimi che in molti hanno raccolto l’invito: “La risposta da parte degli studenti al concorso è stata molto forte, sorprendente, sia per il numero di racconti pervenuti, sia per il livello molto buono degli stessi , come ha spiegato Ricciarda Riccorda, docente di Letteratura Italiana Contemporanea a Ca’ Foscari . Il problema dell’immigrazione è molto sentito dai ragazzi che si rendono perfettamente conto sia dell’importanza di questo processo sia delle difficoltà e degli stereotipi esistenti; abbiamo visto in loro un reale interesse per la questione e per trovare soluzioni”. Questi alcuni estratti dei racconti vincitori: STRAniero-ESTRAneo-STRAno-STRAordinario-STRAfelice: il primo giorno di scuola a colori. Collettivo della ID dell’itc Lorgna Pindemonte di Verona dal titolo, vincitore del primo premio, sezione Biennio: “Nel 2006 arrivai in Italia e nel 2007 iniziai la seconda elementare. Il primo giorno di scuola, quando entrai in classe, la mia prima impressione fu: “Ma sono tutti bianchi!”. Proprio in quel momento iniziai a tremare dalla paura, perché ero un ragazzo molto timido e non sapevo come comunicare con gli altri. Mi guardavano STRAno, come se fossi una creatura EXTRAterrestre, questo mi fece ancor più paura. Fu allora che mi sentii uno STRAniero. Gli altri bambini non si avvicinavano forse perché avevano anche loro paura per via del mio colore della pelle. Volevo parlare e fare amicizia, ma non sapevo l’italiano. Allora decisi di agire, fare qualcosa per far capire che ero un bambino normale, come loro. Iniziai a ridere quando ridevano loro, anche se non capivo niente, e a giocare. Così, col passare del tempo, anche loro iniziarono a stare con me, a scherzare e a insegnarmi certe cose. Quindi da questo ho capito che quando abbiamo dei problemi dobbiamo agire senza aspettare che lo facciano gli altri (Kavidu) ricordandoci sempre che nel mondo esiste solo una razza ed è quella degli uomini e delle donne. (Angela)”. Il nonno di Giulia Rebecca Conte, Classe IA Liceo scientifico, Liceo Statale Giuseppe Berto, Mogliano Veneto (Treviso), II classificato, sezione Biennio. “In alcune situazioni, nonostante la mia pelle bianca e il mio cognome italiano, mi sento anch’io straniera. Lontana al pensiero di quei tanti, troppi, che guardano Sharif come se fosse una cartaccia in mezzo alla strada, che vedono Denis come un bambino intruso e che giudicano il nonno come uno “strano”. Straniero. Mi ritengo estranea a questa realtà insensata che, del genere umano, divide ed etichetta le varie tonalità. Il sacchetto blu di Ioana Alexandra Vizuroi, Classe 5 LC, Liceo Scientifico “Nicolò Tron”, Schio (Vicenza), prima classificata al triennio. Sono cittadina di due Paesi, parlo e penso in due lingue, adoro i cibi di due cucine differenti, conosco le abitudini di due popoli. Se mi sento straniera? Ogni giorno, dovunque io sia. Sono stata strappata da un luogo, non mi sono mai integrata del tutto, ci ho messo anni per cercare di elaborare l’accaduto eppure non ci sono mai riuscita. Da poco mi sono resa conto di avere delle ferite ancora aperte, di non essere mai guarita. Non ricordo di aver fatto i bagagli, o di aver fatto qualcosa di particolare prima di partire, dieci lunghi anni fa, l’unico ricordo che ho, vivido e a colori, è il momento in cui il pullman era appena partito e io mi sono girata per guardare fuori dalla finestra mia nonna che ci guardava immobile, con le lacrime agli occhi. Perché loro sanno che, quando partiamo, tutto cambia. Per sempre”.