Quello della micologia è un mondo affascinante che dà molto soddisfazioni agli appassionati che amano andar per boschi alla ricerca di funghi, magari anche guadagnandosi da vivere. Dal punto di vista nutrizionale possono considerarsi al pari degli ortaggi e pare che già nell’antico Egitto si ritenessero un alimento importante, gustoso e prelibato per le loro proteine, i lipidi, i carboidrati, le vitamine, i minerali ed il basso apporto calorico. I funghi, contengono sostanze antiossidanti utili per contrastare i danni dei radicali liberi, per la prevenzione dell’invecchiamento e per contrastare patologie cardiovascolari, abbassando il colesterolo cattivo. Dopo essersi messi in regola con corsi di formazione e tesserini, tasse, cestino e appropriato vestiario, ci si può addentrare per una escursione tra castagni, faggi, abetaie o querce. Condizioni ideali per la crescita dei funghi sono l’altitudine, le temperature alte e l’umidità del terreno del sottobosco. Ne esistono di svariati tipi, forme e colori, Ma è fondamentale raccogliere solo funghi che si conoscono perfettamente, ed è facile sbagliare perché esistono molti funghi simili fra loro; meglio quindi fidarsi dell’esame di un esperto micologo per evitare rischi che potrebbero essere letali. L’autunno è la stagione adatta per la preparazione di numerose ricette a base di porcini serviti crudi in insalata o appena arrostiti, chiodini, ovuli, finferli, prataioli, e via dicendo. Le sbrise, ricche di sostanze nutritive, sono tra i funghi invernali come gli orecchioni, mentre in primavera, con lo scioglimento delle nevi, si possono trovare i marzuoli, o funghi dormienti, e i prugnoli conosciuti anche col nome di funghi di San Giorgio. In Veneto i boschi sono generosi di funghi (foto d’arch:): nell’area bellunese del Cadore o ai piedi del Monte Civetta, nei boschi del Cansiglio e in tutti i comuni del Montello e dei Colli Euganei, o negli altopiani di Asiago e dintorni, a Lusiana, Gallio ma anche a Bassano e pure nelle valli veronesi dei Lessini; in Friuli ne sono ricchi il Tarvisiano, il Carso, le valli di Tolmezzo e in Trentino i percorsi più frequentati sono nell’Altipiano della Paganella e lungo le rive del lago di Molveno. Ci si può spingere anche oltre confine, in Slovenia o in Austria. Qui, a Winklern bei Treffen, nei pressi di Villaco, esiste un museo unico nel suo genere in quanto conta il maggior numero di riproduzioni di funghi fedeli all’originale. Anche il mondo del tartufo, il fungo ipogeo che cresce in simbiosi con alcune specie di piante, è pieno di fascino nonché di intenso e pregiato profumo. Senza nulla togliere alle colline delle Langhe, dove si festeggia il bianco gioiello fino a novembre, pure nel Veneto è possibile trovarlo; in Friuli Venezia Giulia si trova nelle Valli del Torre, dello Judrio, nel Collio e nel Carso goriziano, a San Daniele e anche a Grado; in Trentino si trova in Vallagarina, nella Valle dei Laghi ed in alcuni tratti della Valsugana. In Slovenia, alle porte di Trieste, è tipico quello nero, il cui costo è più abbordabile, mentre in Istria è più noto quello bianco. Questa regione croata, con dieci tonnellate in media all’anno di tartufo bianco e tre di nero, ne è diventata una importante produttrice. Ogni autunno prendono vita diversi e appuntamenti gastronomici con l’uso di queste “pepite” profumate. L’Istria è l’unico territorio dove si possono raccogliere tartufi per tutto l’anno.  (ODM)

 

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