All’attrice Andrea Jonasson il premio “Renato Simoni per la fedeltà al teatro di prosa”. La cerimonia si terrà il 2 luglio al Teatro Romano alle ore 21, prima dell’inizio dello spettacolo “Rosencrantz e Guildenstern sono morti” di Tom Stoppard, che quest’anno aprirà il Festival Shakespeariano dell’Estate Teatrale Veronese. L’assegnazione del “Renato Simoni” alla Jonasson è stato deciso dalla giuria presieduta dal sindaco Flavio Tosi e formata dai giornalisti Anna Bandettini, Michelangelo Bellinetti, Andrea Bisicchia, Franco Cordelli, Masolino d’Amico e Gabriele La Porta.  Il marito Giorgio Strehler aveva ottenuto lo stesso riconoscimento nel 1988, quando era già iniziato il felice connubio artistico con la futura moglie. La vocazione artistica di Jonasson (il vero nome è Andrea Karina Stumpf) si manifesta presto: nata a Friburgo, frequenta giovanissima la Scuola d’Arte Drammatica di Monaco per poi trasferirsi ad Amburgo dove diventa allieva di Gustav Gründgens, uno dei maggiori attori-registi dell’epoca. Dopo la morte di Gründgens, l’attrice comincia a recitare nei principali teatri tedeschi (da Heidelberg e Düsseldorf a Monaco) e all’estero: in particolare a Zurigo e a Vienna in ruoli da protagonista spaziando da Shakespeare (Giulietta) a Goethe (Margherita in Faust), da Brecht e Dürrenmatt a Pirandello (la Figliastra nei Sei personaggi in cerca d’autore), O’Neill e Cechov (Masa nelle Tre sorelle). Nel 1972 l’incontro con Giorgio Strehler. Dopo averla vista recitare il regista triestino – fondatore nel 1948 del Piccolo Teatro di Milano con Paolo Grassi e Nina Vinchi – le affida il ruolo della regina Margherita nel Gioco dei potenti, tratto dalla trilogia di Enrico VI di Shakespeare in scena l’estate successiva al Festival di Salisburgo. Comincia così il sodalizio, dapprima professionale, poi anche personale, tra i due. Ed è l’inizio, per la Jonasson di una doppia carriera che la vede recitare in Germania e in Italia nelle rispettive lingue. Tra le sue memorabili interpretazioni quella dell’Anima buona di Sezuan di Brecht in cui l’attrice riveste il doppio ruolo di Shen Te e di Shui Ta rivelando una notevole duttilità, vista la notevole differenza tra i personaggi, uno femminile, l’altro maschile.
Nell’81 le nozze con Strehler che la dirige in parecchi allestimenti, tra i quali Minna von Barnhelm di Lessing, Come tu mi vuoi di Pirandello e Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni. È la consacrazione definitiva dell’attrice anche sui palcoscenici italiani. Da quello del Piccolo a quello del Teatro Stabile di Genova dove il regista Marco Sciaccaluga la dirige in Suzanne Adler di Marguerite Duras, in Un mese in campagna di Ivan Turgenev e nelle False confidenze di Marivaux.
Dopo la morte di Strehler (nella notte di Natale del 1997) la sua carriera prosegue tra Italia e Germania. In entrambi i Paesi la Jonasson lavora anche per il cinema e la televisione.
Nel 2009 riprende una regia di Strehler, La storia della bambola abbandonata, e la mette in scena da protagonista. Tra i riconoscimenti alla carriera il premio Eleonora Duse nel 1997 e il titolo di Grande Ufficiale al merito della Repubblica conferitole nel 2011 dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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