Che il lavoro delle api sia lungo e faticoso è sicuramente noto, ma forse lo è meno il fatto che per produrre un chilogrammo di miele pare occorrano 60.000 voli di andata e ritorno dall’alveare al pascolo per un percorso di circa 150.000 chilometri. Una volta portato il nettare all’alveare il lavoro non è finito: le api provvedono alla sua disidratazione, aggiungono gli enzimi che lo trasformano in miele e lo conservano nelle celle dell’alveare. Ci sono vari paesi che celebrano le api operose organizzando dolci feste in questo periodo. A Lazise del Garda, dal 5 al 7 ottobre, la 39^ edizione della Fiera “I giorni del miele”: la più rilevante mostra mercato dei mieli italiani a valenza europea. Un’ampia esposizione di mieli, suoi derivati, attrezzature e materiale apistico, editoria, associazioni apistiche. Nata dall’interesse e dalla passione di alcuni apicoltori della zona, la Fiera “I giorni del miele” ha raggiunto un’importanza nazionale ed è ritenuta l’evento annuale più importante per il Comune di Lazise. Su un’area espositiva di ben 2.400 mq., apicoltori e aziende del settore presentano la produzione di mieli italiani nelle loro diverse specificità. E per i consumatori più esigenti c’è la migliore offerta dei prodotti dell’alveare: mieli, pappa reale e propoli nella loro diversificata utilizzazione alimentare, cosmetica e di cura naturale. In occasione della fiera viene consegnato il premio “Città di Lazise – L’ape d’oro” ai migliori prodotti italiani ed il premio “Città di Lazise – L’ape della Serenissima” ai migliori mieli di produzione regionale. Anche nel bellunese, dopo Cesiomaggiore che ha festeggiato le api in agosto, a Limana dal 19 al 21 ottobre si terrà la manifestazione “Limana Paese del Miele”, con convegni, appuntamenti enogastronomici, attività per le scuole e una passeggiata “Dolci sapori in villa”, tra le ville di Limana con assaggi di prodotti locali. E dopo il successo delle prime edizioni, sarà riproposto il concorso a carattere provinciale volto ad individuare i migliori mieli che il territorio bellunese offre con il premio “Limana paese del Miele”. Gli scopi del concorso, che rientra nella tradizionale Festa dell’Apicoltura e dell’Agricoltura”, sono anzitutto di mettere in risalto una produzione di qualità del territorio, nonché di promuovere una corretta informazione sulle caratteristiche e sulle peculiarità dei mieli bellunesi. L’occasione è poi propizia per avvicinare i produttori ed i consumatori che potranno incontrarsi nel corso della mostra mercato. In Italia l’utilizzo del miele non è molto alto rispetto all’uso che se ne fa in altri paesi come la Germania, forse perché legato al concetto di “rimedio della nonna”. Infatti il suo consumo aumenta nella stagione invernale, quando imperversano raffreddori e influenze. Il suo impiego invece è molteplice, non solo in cucina come surrogato dello zucchero. Oltre al miele millefiori, molto conosciuti sono quello di acacia con il suo sapore delicato, di castagno dal sapore forte, di agrumi, di eucalipto, tiglio, tarassaco, girasole e pure di corbezzolo e di coriandolo, lavanda e rosmarino. In Europa di miele, non puro o meglio genuino, c’è una produzione che non dà garanzie, specie dall’Est.  C’è anche contrabbando e canali sottocosto che offrono truffando barattoli di miele di media grandezza a prezzi di concorrenza. Il miele – fa presente Coldiretti – è uno degli alimenti più multifunzionali che si possono trovare in natura: può essere usato per i dolci, per i condimenti, per le bevande, per le tisane e come aiuto contro i mali di stagione, ma anche come componente di creme di bellezza per la pelle e per gli impacchi nutrienti per i capelli. Il miele ha proprietà antibatteriche e anti infiammatorie, ma è anche un energizzante naturale che può essere usato nelle escursioni in montagna o prima di una gara sportiva o di un allenamento, grazie anche alla sua alta digeribilità. In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api. Va aggiunto che c’è pure il “miele rosato”. Nelle campagne italiane  ci sono 1,2 milioni gli alveari, curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali, con un valore stimato di oltre  2 miliardi di euro.  (ODM)

 

 

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