Le Dolomiti non sono malate ma hanno tantissimi anni di vita; sono formate da una roccia fratturata e fragile e di conseguenza hanno una propensione al crollo di una loro porzione (piccola o media che sia). Sono fenomeni storici (sono le inevitabili rughe delle rocce). La colpa delle frane fa parte alla naturale evoluzione morfologica delle montagne; tali fenomeni sono causati dalla forza di gravità e questo accade da millenni e ci si deve abituare: bisogna convivere con questo dato di fatto. Queste frane – soltanto negli ultimi 4 anni si sono avuti undicidi episodi – sono le più veloci e pericolose. Guai ad imputare i crolli delle guglie e delle pareti a presunti cambiamenti climatici. “Più una parte della montagna è verticale più tenderà all’equilibrio orrizzontale , quindi al crollo. Bisogna considerare che lo sgretolamento delle Dolomiti è lento nel suo procedere. Di fatto è un Dna delle montagane rosa. E’ l’acqua ad innescare le colate detritiche, che causano la caduta delle guglie e di pezzi di roccia”. E’ quanto ha detto, in una intervista a Damiano Tormen del Gazzettino, il geologo bellunese Luca Salti. L’occasione è stata per parlare degli ultimi crolli: il più recente dei quali è stato il 18 settembre nel gruppo del Cristallo di Cortina è caduto l’Ago Loeschner (che faceva da vedetta sul confine Auronzo-Cortina). Ma altri episodi di indebolimento di roccia sono, come detto, avvenuti negli anni recenti. Da ricordare il 28 dicembre 2014 il crollo sul versante nord ovest del Civetta; e poi, quelli accaduti l’11 settembre, sempre del 2014, dal Monte Pelmo (quella tragedia, come da foto d’arch.); cui tre anni dopo, è franata la roccia dal Becco di Mezzodì: era il 7 settembre 2017. “Sono le cosidette frane di crollo, ha sostenuto il geologo Salti. Di fatto la roccia cade e comincia a rotolare a valle. Sono diverse dalle colate detritiche, pur essendo frequenti anche sulle Dolomiti”. Sul dove si possono verificare il geologo ha indicato i canaloni che scendono dalla montagna in concomitanza con cariche d’acqua violente; egli ha anche precisato che comunque il manifestarsi cadenzato dei disgeli invernali non produce grossi effetti, comunque in genere si tratta di crolli abbastanza limitati. Il geologo Salti ha 46 anni; si è laureato in scienze geologiche all’un. di Ferrara, con votazione 110 e lode (anno 1996) e dottorato di ricerca in geologia applicata nell’anno 1999. Ha avuto molte esperienze lavorative come libero professionista e dipendente con rapporto part-time dell’amministrazione provinciale della difesa del suolo, nell’ambito della geologia applicata all’edilizia, ai lavori pubblici, delle frane e alla protezione civile. Ora è libero professionista e dipendente in contratto di part-time del Servizio difesa del suolo.