Concluso da pochi giorni il festival del cinema, è ora tempo di Biennale Musica che apre, secondo il pensiero del Direttore Ivan Fedele, alle influenze musicali tra Europa e Americhe, con il 62/mo Festival Internazionale di Musica Contemporanea, intitolato Crossing the Atlantic: si svolge a Venezia dal 28 settembre al 7 ottobre. Il Festival di Musica presenta 18 concerti per un totale di 40 prime esecuzioni: 18 assolute, 1 europea e 21 italiane. The Yellow Shark di Frank Zappa, María de Buenos Aires di Astor Piazzolla, Aliados di Sebastian Rivas, il Victor Wooten Trio e, soprattutto, il Leone d’Oro alla carriera a un compositore come Keith Jarrett sono alcuni esempi di come ogni musica possa arricchirsi dell’esperienza dell’altra, assorbirne la lezione e restituirla in una nuova forma. Realizzato per la prima volta nel 1992 alla Alte Oper di Francoforte, il capolavoro di Frank Zappa – The Yellow Shark – inaugura il 62. Festival nella versione integrale con i 26 elementi del Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretti da Tonino Battista e la partecipazione di David Moss, uno dei più originali vocalist del mondo, già interprete dell’opera zappiana (foto Biennale Musica). The Yellow Shark è considerato la sintesi più alta dell’intelligenza creativa di Frank Zappa, espressione di un pensiero musicale che attraversa in libertà tutti i generi, capace di fondere partitura orchestrale e improvvisazione, rock sperimentale e avanguardia accademica, performance e dettaglio interpretativo. Anche il tango trova spazio nel Festival, quello di un altro eretico come Astor Piazzolla, che innerva il genere da ballo più popolare al mondo con strumenti, tecniche, stili diversi che ne rivoluzionano e arricchiscono la gamma espressiva. A Venezia sarà Marcelo Nisinman, compositore, arrangiatore, direttore e fuoriclasse del bandoneón a dirigere la famosa opera-tango di Piazzolla, Maria de Buenos Aires, storia che sgorga dal realismo magico sudamericano, con la caratteristica mescolanza di sacro e profano, per la penna del poeta uruguaiano Horacio Ferrer. Con un passato nel rock e nel jazz, Sebastian Rivas – Leone d’argento del Festival – si muove disinvoltamente tra sperimentazione digitale, acustica ed elettronica: alla Biennale porta Aliados, un’opera multimediale, con suoni immagini e voci manipolati in tempo reale e insieme un’opera del nostro tempo. L’opera rievoca l’incontro realmente avvenuto tra Augusto Pinochet e Margaret Thatcher, gli alleati del titolo ai tempi del conflitto per le isole Falkland. Un mago del basso è Victor Wooten, che ha dato un contributo essenziale all’innovazione della tecnica esecutiva di uno strumento indispensabile ad ogni band ma rimasto a lungo marginale. Nella lista dei 10 migliori bassisti di sempre secondo “Rolling Stone” e tre volte bassista dell’anno per i lettori di “Bass Player”, Victor Wooten presenta in prima europea il suo ultimo CD, Trypnotyx, accompagnato da due musicisti magistrali: il batterista Dennis Chambers, session man con Scofield, McLaughlin, Santana, e il sassofonista e flautista Bob Franceschini. Sull’ampio versante della musica arricchita e creata da dispositivi tecnologici, i concerti diventano sempre più spesso teatro, con interpreti-performer, ambienti sonori scenografici e installazioni immersive che trasformano lo spazio scenico e d’ascolto della musica: accade in Nidra del trentacinquenne Giacomo Baldelli, concepita come opera multisensoriale, “un tour de force di musica contemporanea per chitarra elettrica e video” (New York Times), con brani che riconnettono la musica d’arte all’energia sovversiva del rock, come Trash TV Trance di Fausto Romitelli o Vampyr! di Tristan Murail; e accade in Le chant de la matière di Laura Bianchini e Michelangelo Lupone del Centro di Ricerca Musicale di Roma, che inventano grandi tamburi fatti di membrane interattive e dal fusto di metallo in grado di far risuonare la voce segreta della materia come un’imponente sinfonia proiettandone le affascinanti vibrazioni su uno schermo, complice il percussionista Philippe Spiesser. O ancora come nei concerti dedicati al contrabbasso solo: di Dario Calderone, interprete di Ur, due riti per contrabbasso solo di Giorgio Netti in una versione amplificata che avvicina, allontana, immerge lo spettatore nel suono e nello strumento; di Florentin Ginot, che presenta Not Here, un concerto-scenografia in situ secondo lo stesso Ginot, dove trovano spazio ai quattro lati della scena altrettanti contrabbassi, uno per ogni brano, esplorando tutta la gamma sonora di questo strumento; di Charlotte Testu, che utilizza dispositivi elettronici per reinventare la tecnica strumentale del contrabbasso. Infine il duo di violoncelli aumentati di Norman Adams e Nicola Baroni: nei loro concerti partitura, programmazione computazionale ed esecuzione perdono i loro contorni tradizionalmente definiti e il suono “virtuale” emerge come un’effettiva conseguenza delle azioni che avvengono sul palco. Applaudita come “la diva del pianismo d’avanguardia”, interprete d’elezione di Cage e di Crumb, prima a coltivare l’arte del pianoforte giocattolo, Margaret Lang Ten porta nel programma del 62. Festival il peso di una biografia artistica che è storia. Il suo concerto – con musiche di Cowell, Cage, Crumb – presenta i pionieri che hanno gettato le basi di ogni estensione linguistica del pianoforte, avviando una ricerca strumentale che è centrale ancora oggi. Stili e generazioni diverse si incrociano nei concerti degli ensemble e dei quartetti invitati al Festival, attenti all’elemento dinamico, performativo, spaziale dell’esecuzione: l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Tito Ceccherini, solisti il soprano Giulia Bolcato e il violinista Francesco D’Orazio; l’Ensemble Linea, fondato nel 1998 dal pianista e direttore d’orchestra Philippe Wurtz, già assistente di Kent Nagano e Peter Eötvös; il Mivos Quartet, fondato soltanto 10 anni a New York e già fra più agguerriti interpreti della musica contemporanea; il quartetto d’archi Untref, costituito solo nel 2011, ma fra i primi ensemble in Argentina dedicati alla musica che va dal secondo novecento ai nostri giorni. È sempre il Parco della Musica Contemporanea Ensemble a presentare, inoltre, un concerto monografico dedicato a un compositore immenso come Elliott Carter, sempre all’ascolto del proprio tempo. Sulk versante della presentazione di brevi opere di teatro musicale proposte da team variabili – quest’anno compositore e librettista under 35 – selezionati tramite bando internazionale, è ormai appuntamento fisso del Festival. Quest’anno sono giunte proposte da quattro continenti: i team che verranno selezionati saranno accompagnati nell’articolazione e nella realizzazione dei loro progetti attraverso fasi formative e di produzione in quattro tappe coordinate dal Direttore del Settore Musica Ivan Fedele con l’ausilio di una equipe di tutor. Quest’anno sono: Sergio Casesi e Giuliano Corti (libretto), Lucia Ronchetti (composizione). Il tutor per la regia sarà suggerito dal Direttore del Settore Teatro Antonio Latella.