Il virus West Nile è stato classificato endemico in Veneto, cioè localizzato nel territorio, raggiungendo il numero di 110 casi di contagio al 24 agosto 2018: il numero, tuttavia, può aumentare dato che il periodo di maggior trasmissione non si è ancora concluso. I dati rilevati a livello nazionale e non solo dimostrano che solamente il 20% delle persone contagiate manifesta i sintomi della malattia, simili all’influenza, con una rarità dell’1% in una evoluzione dell’infezione di tipo neuro-invasiva. Nell’80% dei casi il contagio da West Nile non manifesta sintomi. Sul Bo Live, il giornale web dell’ateneo di Padova, Francesca Bastianon ha scritto un testo contenente preziose informazioni sul virus e su un vaccino che si sta perfezionando, dopo aver parlato con il prof. Giorgio Palù (foto personal blog). Il docente, 69 anni di Oderzo (Treviso), è prof. ordinario e direttore di medicina molecolare dell’ università di Padova nonchè presidente della Società italiana di virologia. Il professor Palù, insieme ad altri esperti, sta progettando un vaccino, già testato in modo efficace sulle scimmie: “I flavivirus sono molto simili tra loro, quindi non è facile creare un nuovo vaccino. In immunologia esiste il “peccato originale”, – ha illustrato – cioè il nostro organismo reagisce contro il primo ospite estraneo che lo stimola: quindi quando reagisce contro il primo virus, non risponde contro il secondo. Bisogna creare un vaccino che sia in grado di produrre degli anticorpi neutralizzanti molto specifici contro West Nile, in grado di distinguere questo virus. La sua trasmissione, come ha precisato il docente, può essere contrastata efficacemente attraverso un programma di prevenzione, utilizzando non solo insetticidi ma anche larvicidi: “I larvicidi sono efficaci nella fase riproduttiva estiva ma lo sono ancora di più durante l’inverno, poiché il virus si mantiene negli insetti anche allo stadio larvale. Quest’anno – ha aggiunto il professore – abbiamo avuto un’infestazione di zanzare maggiore rispetto agli altri anni dato che c’è stata un’abbondanza di pioggia in primavera e inizio estate e poi il caldo secco, che è ideale per la proliferazione di questi insetti”.”Dal 2008 il West Nile è rimasto presente nel nostro territorio con il lignaggio di tipo 1 – ha spiegato il professor Palù -, sono circa otto le linee evolutive di questo virus. Il lignaggio 1 si è diffuso nel 1999 dal Medio Oriente fino a New York e nel giro di dieci anni ha infettato tutto il continente americano. Nel 2012 è subentrato un altro lignaggio, di tipo 2: il primo era diffuso nel Mediterraneo, il secondo invece proviene dall’Ungheria e da Volgograd. Il virus West Nile appartiene alla famiglia dei flavivirus, ed è simile ad altri virus che vengono trasmessi da insetti e zanzare prevalentemente, come il virus della febbre gialla, dell’encefalite giapponese, il virus Dengue e Zika. La sua trasmissione, come ha precisato il docente, può essere contrastata efficacemente attraverso un programma di prevenzione, utilizzando non solo insetticidi ma anche larvicidi: “I larvicidi sono efficaci nella fase riproduttiva estiva ma lo sono ancora di più durante l’inverno, poiché il virus si mantiene negli insetti anche allo stadio larvale. Quest’anno – ha precisato il professore – abbiamo avuto un’infestazione di zanzare maggiore rispetto agli altri anni dato che c’è stata un’abbondanza di pioggia in primavera e inizio estate e poi il caldo secco, che è ideale per la proliferazione di questi insetti”.

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