“Secondo atto” di Antonio Latella, il 46. Festival Internazionale del Teatro, a Venezia dal 20 luglio al 5 agosto, si intitola Attore / Performer. “Forse, proprio mentre si fatica a comprendere perché, ad esempio, uno spettacolo di teatro-danza non sia invece definito spettacolo teatrale o viceversa, dove all’interno di uno spettacolo che potremmo definire ‘di prosa’ vediamo all’opera dei performer, credo che il punto di discussione possa essere circoscritto a due fattori – vettori del palcoscenico, l’attore e il performer, in particolare dove si trova e soprattutto se esiste ancora la distinzione tra performer e attore”.
Coreografia, regia, musica, arti plastiche, giocoleria, arte dei burattini, mimo. Le discipline si moltiplicano e si intrecciano negli spettacoli presentati al Festival. Ne sono autori: Clément Layes, francese di stanza a Berlino, classe 1978, studi in coreografia, teatro, arti circensi, che nei suoi spettacoli esplora con humour la vita quotidiana e i suoi oggetti; Gisèle Vienne, quarantenne franco-austriaca, studi in coreografia e regia e una specializzazione nell’arte dei burattini, che fa interagire l’inquietante immobilità del corpo artificiale con la dinamicità del corpo naturale; Simone Aughterlony, quarantenne neozelandese, attiva tra Berlino e Zurigo nel campo della coreografia e dell’arte performativa, che costruisce spazi generativi di nuove forme di narrazione; Thomas Luz, svizzero, classe 1982, regista e musicista che sperimenta una forma personale di teatro musicale; Davy Pieters, 30 anni, olandese, regista con studi all’Accademia teatrale di Maastricht, che utilizza modalità di composizione da video tuber muovendo gli attori come fossero all’interno di un videotape; Vincent Thomasset, quarantatreenne di Grenoble, autore, regista e coreografo, che lavora sul linguaggio e le sue sfaccettature; Jakop Ahlbom, nato in Svezia nel 1971, dal 1990 di stanza ad Amsterdam, dove ha studiato mimo alla Scuola d’arte, che propone vicende inquietanti in una narrazione teatrale – definita physical visual theatre – contigua al cinema di genere hollywoodiano. Dall’Italia: i Leoni d’Argento, assegnato alla compagnia Anagoor – che inaugura il Festival con la prima assoluta di Orestea – Agamennone, Schiavi, Conversio -, più che una compagnia un collettivo artistico, dove performing art, filosofia, letteratura e scena ipermediale entrano in dialogo; la coppia Antonio Rezza – Flavia Mastrella, performer-autore l’uno e artista-autrice l’altra, Leoni d’oro alla carriera, sempre in apertura di festival con i loro originalissimi spettacoli, “quadri di scena” frutto di un linguaggio figurativo che mischia colori forme movimento e parole; Giuseppe Stellato, 38 anni, studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, artista e scenografo, che indaga sulla fruizione delle immagini; Kronoteatro, il gruppo fondato da Maurizio Sguotti, che fonde la sua attività di regia con le sculture lignee di Christian Zucconi e la drammaturgia di Fiammetta Carena, indagando per lo più la conflittualità dei rapporti generazionali. Al Festival debutto in prima assoluta di Spettri, un classico del teatro secondo la rilettura di Leonardo Lidi, vincitore del primo bando dedicato ai registi italiani under 30 di Biennale College – Teatro. Il bando, per volontà del Direttore Latella, aveva attribuito una menzione speciale a Fabio Condemi, che sarà al Festival con Jakob Von Gunten, ispirato dall’omonimo romanzo-diario di Robert Walser. Crime story, thriller, mistery, horror e fantasy, slapstick action. Gli spettacoli raccontano spesso microstorie ispirate a scampoli di vita vera e interrogano la nostra percezione della realtà o semplicemente la raccontano in un altro modo. How did I Die della Pieters, per esempio, ricostruisce un omicidio da più punti di vista coinvolgendo la polizia forense di Amsterdam; Dreamed apparatus di Layes è un’installazione dei piccoli episodi quotidiani che agitano i nostri sogni sulle note della colonna sonora di Io ti salverò di Hitchcock; Jerk della Vienne mette in scena la ricostruzione immaginaria dei crimini del serial killer americano Dean Corll grazie all’utilizzo del ventriloquo e del teatro dei burattini; When I die – A ghost story with music di Luz si ispira alla storia vera della medium e musicista Rosemary Brown; Ensemble Ensemble di Thomasset riprende i diari intimi di una donna trovati in un loft abbandonato e di quel flusso verbale fa una coreografia; Oblò di Stellato cortocircuita le immagini di una morte drammatica che tutti hanno sotto gli occhi con elementi domestici e rassicuranti come un microfono e una lavatrice. Senza dimenticare, naturalmente, Orestea firmata da Anagoor, il grande archetipo di tutti i gialli o crime stories. Gli artisti sono invitati al Festival con più di uno spettacolo nell’ottica delle mini-personali voluta da Antonio Latella già lo scorso anno. 31 sono i titoli rappresentati per un totale di 48 repliche; 20 sono le novità, di cui 6 in prima assoluta. Alla centralità del tema Attore – Performer, asse portante del 46. Festival, sono dedicati gli incontri con gli artisti presenti e un simposio con Chris Dercon (Direttore artistico Volksbühne di Berlino), Paweł Sztarbowski (Co-Direttore Teatr Powszechny di Varsavia), Bianca Van der Schoot (già Direttrice artistica RO Theater di Rotterdam e performer), Armando Punzo (regista, fondatore della Compagnia della Fortezza, già Direttore artistico Volterra Teatro). Dare voce e visibilità a chi opera nel panorama teatrale del nostro Paese tenendo conto delle difficoltà di ingresso e del divario generazionale, è alla base di Biennale College – Teatro. Anche quest’anno si avvia una nuova sessione del progetto dedicato ai registi under 30: il regista vincitore, dopo aver passato varie fasi di selezione, realizzerà, con un premio di produzione, il suo spettacolo, sviluppandolo con il supporto del Direttore Antonio Latella per debuttare nell’ambito della Biennale Teatro 2019. Al bando registi si aggiunge quest’anno un bando dedicato agli autori che integra e completa il primo, invitando gli scrittori di teatro under 40 del nostro Paese a confrontarsi con una scrittura teatrale in grado di raccontare il presente. Il progetto dedicato agli autori si svilupperà nell’arco del triennio 2018-2020 e si concluderà, dopo diverse fasi di selezione, con la produzione di due testi inediti messi in scena dagli stessi giovani registi selezionati. La prima fase si avvia con il laboratorio di drammaturgia coordinato da Linda Dalisi e Letizia Russo – che saranno tutor per tutto il triennio – e si svolgerà all’interno del 46. Festival. Il bando è online fino al 15 marzo (www.labiennale.org/it/biennale-college). Si rinnova, inoltre, la “summer school” di Biennale College: nel corso del Festival, dal 23 luglio al 4 agosto, laboratori di drammaturgia, regia, recitazione, fotografia, arte performativa saranno tenuti da Roberto Latini, Silvia Calderoni, Gisèle Vienne, Guido Mencari, Jacop Ahlbom, Vincent Thommaset, Francesco Manetti e Alessio Maria Romano, Antonio Rezza e Flavia Mastrella. “Il tema proposto quest’anno ai Maestri di Biennale College è quello del bacio. Bacio come gesto entrato a far parte della nostra quotidianità ma anche come atto performativo che sempre si rinnova fino a rendersi irripetibile e unico. Si potrebbe partire da questa domanda: gli esseri umani si sono sempre baciati? E il bacio stesso, o il gesto del baciarsi, ha conservato negli anni sempre la stessa valenza o il suo significato è andato mutandosi con il tempo?” (A. Latella). E semplicemente Bacio si intitolerà la maratona finale che il 5 agosto vedrà aperti al pubblico in un unico spazio e senza soluzione di continuità gli esiti di Biennale College – Teatro.
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