“Molto spesso, in Brasile, sono le suore le vere “parroche””. A raccontarlo è don Enrico Lovato, 49 anni, dal 2015 fidei donum della diocesi di Vicenza in Brasile, a Boa Vista, nello Stato del Roraima. Assieme a don Attilio Santuliana, 69 anni, don Enrico segue una decina di comunità nella periferia della città. Lo ha pubblicato “La Voce dei Berici”, settimanale diocesano. Don Lovato ha aggiunto che nelle periferie “ci occupiamo della pastorale ordinaria: battesimi, messe, visite ai malati, aiuti alle famiglie. Oltre a questo, due volte al mese visito i villaggi della municipalità di Alto Alegre sparsi nella savana brasiliana nell’interior, l’interno del Paese. Qui i preti non ci sono e le comunità sono seguite da alcune suore, le vere “parroche” – racconta -. Chi segue la comunità sono i laici e le religiose”. Ad esempio operano le suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria, congregazione vicentina presente con una comunità a Boa Vista (foto La Voce). Comunità che spende le proprie energie per la pastorale ma anche per le tante emergenze sociali che toccano quel territorio, a partire dalle migrazioni. La frontiera con il Venezuela, infatti, è una della più calde del Brasile. Da quando il Paese di Maduro è entrato nella più grave crisi economica della sua storia, il flusso di persone in fuga è cresciuto a dismisura. Il Roraima è il primo stato brasiliano che i profughi incontrano, se non fuggono in Colombia. “La Chiesa è stata la prima a rispondere all’emergenza dei migranti – ha detto a sua volta suor Renata Gonzato delle Orsoline di Vicenza, che vive nello stato di Roraima-. Arrivano affamati e ammalati, specialmente i bambini, perché in Venezuela non si trovano più né cibo né medicinali”. La comunità collabora alla pastorale diocesana, dedicandosi in particolare alle carceri. “Purtroppo il Brasile ha fatto marcia indietro sul rispetto dei diritti umani nelle carceri, dieci anni fa non era così. E lo stesso vale nelle carceri femminili. Attraverso gli avvocati che si occupano di diritti umani ci impegniamo a contattare le istituzioni per segnalare questi problemi – ha posto in evidenza suor Renata – . Abbiamo provato a dare voce a chi non ce l’ha”.

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