Tra le foci del Lemene e del Livenza, Caorle è una località balneare inconfondibile, con il suo millenario campanile a forma cilindrica accanto alla grande Cattedrale romanica dedicata a Santo Stefano, con la Chiesetta della Madonna dell’Angelo sulla scogliera (foto Comune Caorle), le calli e i campielli tra le case colorate dove si respira un’atmosfera tipicamente veneziana. Nel panorama europeo Caorle lega il suo nome a quello del litorale dell’Alto Adriatico contribuendo in modo significativo a dare vita ad una delle regioni turistiche più importanti del bacino del Mediterraneo. Il turismo, che ha visto un grande sviluppo a partire dagli anni Cinquanta è andato ad aggiungersi alla già consolidata economia locale. Caorle è una cittadina di circa undicimila abitanti in grado di offrire ospitalità in oltre duecentocinquanta strutture alberghiere di dimensioni piccole e medie, numerosi appartamenti, villaggi turistici e campeggi. I servizi per il turismo balneare sono di eccellenza. Dal 1992 le spiagge ricevono il riconoscimento “bandiera blu”; le due darsene hanno una capienza complessiva di circa mille posti barca e i diciotto chilometri di arenile sono divisi in due spiagge attrezzate (Levante e Ponente) alle quali si aggiungono Porto Santa Margherita, Duna Verde, Lido Altanea e la riserva naturalistica di Valle Vecchia, aree unite da una bella pista ciclabile. Secondo le statistiche, Caorle è frequentata annualmente da 630 mila turisti, di cui il 60% stranieri e il 40% italiani, con arrivi da Germania, Austria, Danimarca e Belgio ma anche da Francia, Slovacchia e Polonia. La storia di Caorle vanta origini antiche. Popolazioni provenienti dall’Asia Minore si stabilirono fin dall’età del bronzo nelle isole della laguna che rappresentavano asili sicuri contro i nemici. Brevi notizie e curiosità storiche si trovano in un opuscolo scritto da Mario Cusin e dal figlio Maurizio, titolare di un “piccolo” hotel al Villaggio dell’Orologio: un cammino attraverso i secoli racconta con tanti particolari la movimentata storia di Caorle, nella cui laguna un tempo stazionava la flotta romana, che durante le invasioni barbariche diede ospitalità ai profughi cacciati dai Visigoti, dai Tartari e dagli Unni, raggiunse l’apice del suo splendore sotto Venezia venendo eretta anche a sede vescovile, conobbe la decadenza e poi la rinascita nel secolo scorso. Il suo nome deriva da Silva Caprulane o Caprulae, per l’antica selva abitata da capre che si estendeva nell’entroterra. Un importante programma di opere idrauliche realizzato dal Governo Veneto nel Seicento provocò l’impaludamento e l’insalubrità della Laguna, con la congiunzione alla terraferma a causa del progressivo interramento di valli e canali. Ciò fece diminuire la principale risorsa economica, la pesca, e portò anche la malaria, per cui ebbe inizio un lungo periodo di miseria. Nel 1870 la sua popolazione era ridotta a 1436 unità, costituendo un piccolo villaggio di poveri pescatori. I casoni, le tipiche costruzioni lagunari fatte di canne palustri, risalenti ancor prima dell’età romana, furono per molti secoli le uniche residenze degli abitanti della laguna, rustiche dimore usate fino a qualche decennio fa per i lunghi periodi di pesca, che attualmente hanno assunto un valore folkloristico e dove la vita lì vissuta si perde nel tempo. Occupata prima dai francesi e poi dagli austriaci, Caorle passò all’Italia con il Veneto e fu sottoposta ad opere di bonifica che trasformarono le paludi in fertili campagne, ripopolando il centro abitato. Oggi sulle sue spiagge incorniciate da pinete, nel centro storico, sulla scogliera o lungo la diga passeggiano migliaia di turisti, che ammirano i pescherecci ormeggiati sul porticciolo e gustano, nei tipici ritrovi, pietanze di pesce. (ODM)
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