Il simposio di scultura su granito «Pietre d’acqua», iniziato il 5 luglio per conclidersi 15, vede impegnati sulle rive del torrente Chièppena nel Comune di Castel Ivano (Tn) artisti provenienti da Italia e Giappone. Hanno illustrato il programma dell’iniziativa il direttore artistico del simposio, Paolo Dolzan, l’assessore alla Cultura del Comune di Castel Ivano, Giacomo Pasquazzo, e il presidente di ARCI del Trentino, Andrea la Malfa. E’ intervenuto all’incontro con i giornalisti l’artista giapponese Hikari Miyata che, coadiuvato da Ida Tampellini, si è fatto tramite per consentire la partecipazione al simposio degli scultori provenienti dal Paese del Sol Levante. Il territorio dell’Ecomuseo della Valsugana, dalle sorgenti di Rava al Brenta, è stato rinomato, fino alla seconda metà del Novecento, per l’abilità dei propri scalpellini, principalmente quelli di Villa, impegnati nell’estrazione e nella lavorazione degli ostici graniti di Cima d’Asta. Un mestiere che ha trovato i propri ultimi testimoni nella cooperativa attiva a Villa fino alla grande alluvione del 1966, quando il torrente Chieppena, da sempre riottoso nei propri argini, ha riversato in paese un autentico fiume di quei sassi che avevano fino ad allora garantito il pane a tante famiglie della zona. “Pietre d’acqua”, il simposio di scultura in granito quest’anno alla sua quinta edizione, vuole riannodare il filo di una tradizione perduta recuperando saperi antichi e restituendoli attraverso il linguaggio dell’arte. Il binomio che dà il titolo alla rassegna richiama anche la forza dell’acqua, che rappresenta il tratto distintivo dell’Ecomuseo stesso: nello stesso tempo fonte di ricchezza, forza generatrice che plasma la pietra e il territorio, sorella benevola che a volta può trasformarsi in matrigna crudele dell’uomo. L’evento coinvolge sette scultori che lavoreranno le pietre del Chieppena: saranno proprio loro a plasmare con perizia i massi, trasformandoli ora dopo ora in opere d’arte originali. Le stesse opere rimarranno lungo le sponde del torrente integrandosi nel paesaggio e costituiranno il nuovo tassello di un percorso che si snoda fino al Brenta: un piccolo museo a cielo aperto che vorremmo offrire allo sguardo di quanti ripercorreranno le nostre vie d’acqua, assieme al ricordo di chi seppe vivere il territorio ricavandone il necessario sostentamento con capacità e impegno tali da rappresentare una piccola eccellenza trentina. Pietre d’acqua è una manifestazione, che cresce, con pazienza, anno dopo anno, mutando a poco a poco il paesaggio grazie alla naturale espressività dell’arte. Gli artisti dell’edizione 2018, dedicata al Giappone, sono i giapponesi Takeuchi Kazunori, Kawashima Keiju, Kudo Masahide e Koike Shozo, l’altoatesino Mike Fedrizzi, l’abruzzese Fabio Mariani e (fuori concorso) Andrea Tomaselli (Thomas), nativo di Strigno e residente in Australia. Nei dieci giorni della rassegna anche una visita (oltre al simposio e alle testimonianze della guerra ad Agnedo) all’Antica Fusina Zanghellini di Agnedo per “spiziar le pònte”, ossia rifare la punta agli scalpelli con le stesse tecniche e strumenti degli antichi scalpellini, e la proiezione all’aperto di “Chiisana Akari”, del regista giapponese Ryusuke Ohno, in collaborazione con il Trento Film Festival, nella splendida cornice del parco di Villa Franceschini. Ordinariamente chiusa in quanto di proprietà privata, la Villa Franceschini verrà aperta per la prima volta in occasione proprio di questa edizione di «Pietre d’acqua», anche in ricordo di don Grazioli, che della villa fu proprietario ma che fu sopratutto prelato famoso per i viaggi volti a trovare una specie di baco da seta in grado di debellare la pebrina: nella seconda metà dell’Ottocento don Giuseppe Grazioli giunse fino in Giappone per aiutare gli agricoltori trentini in questa impresa e proprio nella terra del Sol Levante ebbe modo di trovare un baco in grado di aiutare la povera economia agricola del Trentino.