Chiaramente sotolineato che “la crisi migratoria è un problema di ordine mondiale, ignorare questo dato di fatto significa non avere capito la grandezza e la portata (planetaria) del fenomeno”, ecco il testo di un manifesto: “Noi docenti e studenti che hanno frequentato il General Course “Diritti Umani e Inclusione” dell’università degli di Padova, reagiamo indignati di fronte all’incapacità dei governi di risolvere la crisi migratoria difendendo la vita nel rispetto della dignità di tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali e inalienabili”; è quanto si legge in una nota pubblicata su Bo Live, il giornale web dell’ateneo. Nel testo del manifesto è detto che “i governanti europei continuano a proporre interventi di emergenza, quali per esempio la creazione di “centri di protezione e accoglienza” nei paesi di transito, il potenziamento di Frontex, il rafforzamento delle frontiere esterne. Ci sono anche iniziative che contrastano con i principi enunciati nel Trattato di Lisbona e nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE, quali la costruzione di muri e la stipula di accordi con paesi di dubbia democrazia e organizzazioni criminali. L’obiettivo non è quello di affrontare le cause vere del problema per proteggere le persone, bensì di fermare il flusso migratorio costruendo barriere. La loro preoccupazione principale ha l’orizzonte corto ed egoistico del prossimo appuntamento elettorale. C’è chi diffonde, irresponsabilmente, il contagio del mito funesto dello stato nazionale-sovrano-armato-confinario all’insegna dell’intolleranza, di politiche sovraniste e securitarie. Sono gli stessi che hanno avviato una campagna di criminalizzazione di tutte quelle azioni di solidarietà e accoglienza che le ONG promuovono nel Mar Mediterraneo e nei territori di piccole e grandi città. La posizione assunta da alcuni governi nei confronti delle navi delle ONG che salvano vite umane è insopportabile. È in atto a livello globale una politica di restringimento degli spazi della società civile organizzata (shrinking spaces for civil society) che opera “dal quartiere all’Onu” per i diritti umani e lo sviluppo umano. “ La democrazia pare vacillare anche nei paesi di più antica esperienza. A questi governanti ricordiamo che la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1998 “sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti” (dichiarazione sui Difensori dei diritti umani) legittima tutti a farsi soggetti attivi per l’effettività dei principi e delle norme del diritto internazionale dei diritti umani. L’art. 1 stabilisce infatti che “tutti hanno il diritto, individualmente ed in associazione con altri, di promuovere e lottare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale”. Per i soggetti di società civile è la legittimazione a esercitare una responsabilità altissima, che supera la portata formale del freddo dovere giuridico e lo traduce in concrete azioni di solidarietà e di protagonismo democratico. Lo scritto completo è consultabile su Bo Live.

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