A Isola Serafini, zona fluviale nel comune di Monticelli d’Ongina (Piacenza), alla confluenza tra Po e Adda, le regioni Veneto, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna, con l’autorità di bacino del Po e le prefetture di Milano, Torino, Bologna e Venezia si accordano il 29 giugno per il controllo triennale della pesca illegale nel primo fiume italiano e nella rete dei suoi affluenti e canali di bonifica. A coordinare il programma un tavolo di coordinamento costituito presso la Prefettura di Milano, mentre la regìa degli interventi operativi compete all’Autorità di bacino del fiume Po. E’ un’azione congiunta contro il bracconaggio che sta impoverendo la fauna ittica dell’intero bacino fluviale e rischia di mettere a repentaglio la salute dei consumatori. “La pesca di frodo, praticata con metodi massivi e nocivi come gli elettrostorditori risulta in continuo aumento – ha detto l’assessore alla pesca del Veneto, Giuseppe Pan – Rappresenta una minaccia non solo per la tutela della biodiversità naturale e in particolare per le specie ittiche autoctone, che già hanno raggiunto stock minimali, ma anche per la salute dei consumatori. Ci sono specie ormai a rischio di estinzione, come lo storione cobice e un’altra decina di specie tutelate dalle direttive comunitarie. Ma la vendita di stock illegali di pesce pescato nel Po, priva di controlli sanitari e di tracciabilità, rappresenta un serio rischio per la salute collettiva, vista la continuità delle acque fluviali con siti fortemente inquinati”. Ecco spiegata l’esigenza delle quattro regioni rivierasche di armonizzare le regole e di coordinare risorse, gestioni e azioni per vigilare sull’asta fluviale e i suoi affluenti, tutelare la fauna ittica autoctona, promuovere il turismo fluviale e contrastare il bracconaggio. Il protocollo prende ad esempio le azioni di contrasto realizzate nel Mantovano tra il 2016 e il 2017, in sinergia tra i corpi di Polizia (statale, provinciale e locale), le guardie giurate ittiche, la Regione e con il coordinamento della Prefettura di Mantova. Vengono dettagliate le azioni di contrasto immediato e quelle di medio periodo per contrastare i reati ambientali sul Po, stabilendo standard di controllo e segnalazione e definendo la ‘catena di comando’. Le cronache sulla pesca di frodo lungo il Po hanno con frequenza segnalato che gruppi di pescatori (anche stranieri), fanno (in genere di notte) razzia di pesci usando pure elettrostorditori (grossi siluro, ma non solo) che poi trovano vie estere (pure in Romania) le cui vendite danno evidenti profitti e questo accade senza controlli sanitari ed eludendo l’obbligo fiscale.