Le Gallerie dell’Accademia di Venezia dal 26 giugno hanno offerto, con ingresso gratuito in occasione dell’apertura, dalle 10 alle 12, della straordinaria opportunità di vedere riuniti tre dipinti di Giorgione, un tempo tutti parte della collezione veneziana del patrizio Gabriele Vendramin. Si tratta della famosissima Tempesta, della Vecchia e del Concerto o Davide Cantore, opera data in comodato quinquennale da un collezionista privato. Le tre opere sono esposte insieme per un mese in sala XXIII dopodiché la Vecchia sarà sottoposta a un importante restauro, mentre rimarranno visibili gli altri due dipinti. L’allestimento temporaneo le vedrà accostate per permettere di cogliere diverse declinazioni dell’arte di Giorgione alle Gallerie: la Tempesta un’innovazione verso la pittura di paesaggio, la Vecchia un ritratto del tempo, il Concerto una nuova monumentalità del dipinto noto col titolo La tempesta (foto), realizzato entro il 1505 da Giorgione, è conservato a Venezia, alla Galleria dell’Accademia. E’ stato dipinto direttamente con il colore, senza disegno preparatorio, ed è uno dei quadri più celebri del nostro Rinascimento. Una prova del procedimento pittorico adottato dal Giorgione si è rivelata soprattutto ad un’esame ai raggi x, che ha evidenziato alcuni “ripensamenti” in corso d’opera, e in particolare, la sostituzione di una precedente figura femminile nuda in basso a destra, con quella definitiva del giovane in abiti rinascimentali.
La prima notizia che si ha del dipinto risale al 1530: esso è attestato da Marcantonio Michiel nella casa del nobile Gabriele Vendramin. La tempesta, a detta di critici ed esperti giorgioneschi, riguarda un soggetto, quasi incomprensibile; protagonista comunque è il paesaggio aperto su una natura magica e misteriosa. Tutta l’immagine si concentra nell’attimo dello scoppio del fulmine, che trascolora e trasforma ogni elemento visibile. Ogni cosa assume un colore e un aspetto strano, irreale: l’acqua si oscura al passaggio dei nuvoloni densi di pioggia, gli edifici della città sullo sfondo s’illuminano nel bagliore improvviso e i muri emenano particolari riflessi. La tempesta appartiene al genere dei cosiddetti “paesetti con figure”, opere di destinazione privata molto apprezzate dalla colta committenza veneziana. Il dipinto trasmette un’immagine di grande suggestione. Il bicentenario della prima apertura pubblica del museo è l’occasione per continuare un ampio programma di iniziative di conservazione e valorizzazione iniziato nel settembre 2017 con la mostra Canova, Hayez, Cicognara. L’ultima gloria di Venezia in corso sino all’8 luglio. L’importante ricorrenza è stata poi celebrata con un eccezionale incremento del patrimonio artistico del museo reso possibile dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo con la collaborazione di Fondazione Venetian Heritage Onlus e Fondazione Venice in Peril Fund (Londra). Da poco è stata attivata, insieme all’Accademia di Belle Arti, la prima residenza d’artista che si svolgerà nel 2019.

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