Fabrizio Nestola, docente del dipartimento di Geoscienze dell’università di Padova, dedica da tempo studi sui diamanti per comprendere la geologia terrestre. Negli ultimi anni, anche attraverso collaborazioni scientifiche internazionali tra cui si annoverano le università canadesi di Alberta, della British Columbia di Vancouver o ancora il Gemological Institute of America; egli è giunto a risultati di rilievo che si sono guadagnati la copertina di riviste come Science e le colonne di Nature. Tra questi, ad esempio, la scoperta di un vastissimo “oceano” nelle profondità terrestri. Dei suoi studi ha parlato nei giorni scorsi durante una conferenza tenuta all’università di Padova, nell’ambito degli eventi organizzati dal Centro di ateneo per i musei per i cento giorni di apertura di Palazzo Cavalli. “I diamanti sono gli oggetti terrestri che arrivano dalle maggiori profondità della Terra – ha spiegato lo scienziato a Monica Panetto la quale ha scritto un testo sul giornale web Bo Live dell’ateneo –. Per questo ci danno informazioni che altri materiali non sono in grado di fornire, questo grazie al fatto che sono resistenti, non si alterano facilmente e quindi riescono a viaggiare da grandissime profondità fino alla superficie”. Nestola e il suo gruppo studiano le sostanze intrappolate al loro interno, come minerali e fluidi di varia natura, per comprendere la struttura profonda del nostro pianeta. Tecnicamente si chiamano “inclusioni” e sono gli unici campioni diretti e inalterati del mantello terrestre: una sorta di messaggeri che ci danno informazioni sulla geologia del nostro pianeta. Fabrizio Nestola racconta i suoi studi sui diamanti e l’ultimo viaggio in Siberia. (Nella foto: Fabrizio Nestola al lavoro nel suo laboratorio. Foto Massimo Pistore). Nestola è tornato da poco dalla Siberia e, nonostante le difficoltà del viaggio, la decisione di partire sembra aver dato buoni frutti. “La Siberia è una regione ricca di diamanti e in questo momento da parte dei russi c’è molta disponibilità dal punto di vista scientifico. C’è il desiderio di avviare nuove collaborazioni. Nello studio dei diamanti mancano dati statistici, perché non si tratta di minerali comuni e l’apertura della Russia in questa direzione può rivelarsi importante”. Negli ultimi anni, anche attraverso collaborazioni scientifiche internazionali, Nestola è giunto a risultati di rilievo che si sono guadagnati la copertina di riviste come Science e le colonne di Nature. Tra questi, ad esempio, la scoperta di un vastissimo “oceano” nelle profondità terrestri. “Una delle più grandi scoperte che abbiamo fatto – ha aggiunto – è avvenuta nel 2014: le analisi sui diamanti ci hanno indicato grandissimi contenuti d’acqua a profondità inaspettate. E oggi, proprio grazie ai diamanti, sappiamo che a circa 600 chilometri di profondità esiste una quantità d’acqua pari almeno a quattro cinque volte l’oceano Pacifico. Questo chiaramente ha un’influenza molto importante sul ciclo dell’acqua. Ed è un’informazione nuova che non potevamo aspettarci da altri tipi di materiale”. Altrettanto importante lo studio pubblicato qualche mese fa su Nature: grazie a un diamante contenente un cristallo con composizione CaSiO3 proveniente dalla miniera sudafricana vicino a Pretoria, Nestola, e il suo gruppo, hanno dimostrato che i diamanti possono formarsi a una profondità di 780 chilometri e che la crosta oceanica e il carbonio superficiale vengono subdotti fino al mantello inferiore. Il laboratorio in cui Fabrizio Nestola e il suo gruppo studiano i diamanti è molto competitivo a livello internazionale. Nel 2012 un finanziamento di quasi un milione e mezzo di euro dell’European Research Council per il progetto Indimedea (Inclusions in Diamonds: Messengers from the Deep earth); questi fondi gli hanno consentito di acquisire strumentazione all’avanguardia: fino a pochi mesi fa era la sola struttura al mondo a offrire tecniche come i difrattometri a raggi X, che permettono di studiare le impurità contenute nei diamanti senza doverli distruggere.

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