A Lidia Poët, prima donna iscritta all’albo avvocati d’Italia, è stata dedicata l’area verde antistante la Corte d’Assise di Verona. L’intitolazione, proposta dal Comitato Pari opportunità del consiglio dell’Ordine degli avvocati, è avvenuta alla presenza di sindaco Federico Sboarina, del presidente del Tribunale di Verona Antonella Magaraggia, e del presidente dell’Ordine degli avvocati Alessandro Rigoli oltre al presidente del Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati Gessica Todeschi. “Non c’è futuro senza un passato che ci ricordi i traguardi raggiunti e, al contempo, le sfide che dobbiamo ancora affrontare per la definizione di una società più giusta e rispettosa di tutti – ha sottolineato il sindaco Sboarina –. Tanti traguardi raggiunti negli ultimi decenni sono il frutto di determinate volontà personali che, nel tentativo di veder riconosciuti diritti umani, sociali e professionali negati, si sono strenuamente battuti per la modifica del sistema. Grandi cose, fondamento della crescita della nostra società, sono il frutto del desiderio di cambiamento di donne e di uomini straordinari che non hanno mai smesso di provare a mutare nel bene il percorso della nostra storia”. Nata nel 1855 a Traverse, Lidia Poët si trasferì giovanissima a Pinerolo presso il fratello Enrico, avvocato. Dopo aver conseguito il diploma di maestra, nel 1878 si iscrisse alla facoltà di Legge dell’Università di Torino dove si laureò nel 1881 con il massimo dei voti, discutendo una tesi sulla condizione femminile in Italia e sul diritto di voto per le donne. Svolse la pratica legale e superò brillantemente al primo tentativo l’esame di procuratore legale.
Appena superato l’esame chiese l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati di Torino, suscitando scalpore nel mondo giuridico. Tuttavia l’Ordine ritenne di approvare la richiesta in quanto l’iscrizione richiedeva come requisiti la laurea, lo svolgimento della pratica e il superamento dell’esame e non vi era alcuna norma che impedisse l’iscrizione all’Albo da parte delle donne. La scelta fatta a Torino permise a Lidia Poët di diventare, il 9 agosto 1883, la prima donna avvocato regolarmente iscritta all’Albo professionale. Il Procuratore Generale, non condividendo la decisione, segnalò l’anomalia alla Corte D’Appello di Torino, contro la quale Lidia replicò portando esempi di donne avvocato in altri paesi. Nonostante la strenua difesa tecnica dell’avvocato Poët, la Corte d’Appello annullò l’iscrizione l’11 novembre 1883. Lidia Poët non poté quindi esercitare a pieno titolo la sua professione. Collaborò con il fratello Enrico e divenne attiva soprattutto nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne. Sostenne la causa del suffragio femminile. Al termine del primo conflitto mondiale la legge n. 1179 della medaglia d’argento al valor civile. del 17 luglio 1919, nota come legge Sacchi, abolì l’autorizzazione maritale e consentì alle donne di entrare nei pubblici uffici, tranne che in magistratura, in politica e in tutti i ruoli militari. Lidia Poët nel 1920, all’età di 65 anni, poté iscriversi all’Albo del proprio Ordine professionale, divenendo ufficialmente avvocato. Nel 1922 divenne la Presidente del Comitato pro voto donne. Nel 1946 riuscì ad esercitare il diritto al voto alle prime elezioni a suffragio universale.

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