“La resurrezione di Cristo” è un’opera autografa di Mantegna ed è databile al 1492-1493. E’ il risultato degli studi condotti su quest’opera, a lungo considerata una copia e per questo giacente nei depositi dell’Accademia Carrara di Bergamo. Lo ha pubblicato, oltre alle agenzie di stampa, anche Artemagazine (foto). Si deve allo storico dell’arte Giovanni Valagussa, conservatore dell’Accademia Carrara l’attribuzione ufficiale; comunque, analoga conferma è arrivata anche da studiosi, tra i quali Keith Christiansen, curatrice del Metropolitan Museum of Art di New York e principale studiosa di fama mondiale del Mantegna. Nel marzo scorso, Valagussa stava preparando un catalogo delle opere dell’Accademia Carrara risalenti a prima del XVI secolo ed è stato in quel periodo, come segnalano le cronache, che lo studioso è rimasto colpito dall’eccellenza del dipinto, che dagli anni ’30 del Novecento era finito in magazzino perché ritenuto o copia o non attribuibile. Questo periodo oscuro è durato 200 anni. “Un’avvincente storia attributiva che ripercorre le ipotesi e gli studi condotti nei secoli sull’opera, fino agli ultimi approfondimenti che restituiscono al patrimonio culturale mondiale un altro capolavoro di Mantegna”, ha commentato Valdussa il quale, tra l’altro, ha precisato che il dipinto è valutato “tra i 25 e i 30 milioni di dollari”, come sostenuto dal “Wall Street Journal”. La scoperta viene illustrata da Valagussa nel nuovo volume “Accademia Carrara. Dipinti Italiani del Trecento e del Quattrocento”, un catalogo completo realizzato grazie al sostegno di Rotary Club Bergamo Città Alta. Come si è arrivati al Mantegna? Approfonditi studi sul quadro hanno stabilito che proprio la piccola croce sul margine inferiore, sotto l’arco di pietra, doveva avere una corrispondenza in una porzione di dipinto mancante: valutando la continuità tra la croce e l’asta che la sorregge – così come la perfetta coincidenza nella definizione delle rocce dell’arco, che ha principio nella tavola superiore e prosegue – è stato stabilito, chiarisce una nota tecnica, che la metà inferiore dell’opera è la Discesa di Cristo al limbo (si trova a Princeton nella collezione di Barbara Piasecka Johnson).

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