Cerimonia alla Foiba di Basovizza, sul Carso triestino, in occasione della scopertura di un cippo dedicato ai Carabinieri uccisi tra gli anni 1943 e 1947 nell’area del confine nord-orientale (foto), tra le autorità presenti il comandante generale dell’Arma generale Giovanni Nistri. “Ringrazio il Comune di Trieste e l’Arma dei Carabinieri, con il suo comandante generale Nistri, per aver ridato dignità con questa lapide a quei militari che vennero uccisi e infoibati. Un ricordo che assume ancora più valore in quanto entra a far parte della memoria condivisa e della pacifica convivenza che siamo riusciti a costruire in queste nostre terre”. Lo ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga il quale ha ricordato che dopo un lungo periodo d’oblio in cui la memoria di quanto accadde in quegli anni venne colpevolmente rimossa, quello ora avvenuto “è un atto di giustizia che ricorda il sacrificio di tanti militari dell’Arma provenienti da ogni parte d’Italia che pagarono con la propria vita una delle pagine più tragiche della storia del nostro Paese. Penso in particolare – ha aggiunto Fedriga – a tutti quei Carabinieri che lasciarono dei figli piccoli ai quali del proprio padre, se non qualche immagine sbiadita dal tempo, non rimase neanche un ricordo né una tomba su cui poter pregare. A questo vuoto si sommò, per un lungo periodo, il colpevole silenzio delle istituzioni, di quello Stato – ha concluso – che quegli stessi uomini in divisa difesero e rappresentarono fino all’ultimo giorno della loro vita”. Dal canto suo il generale dell’Arma, Giovanni Nistri, ha rimarcato il fatto che “commemorare” significhi “rendere comune una memoria che deve essere condivisa, perché solo attraverso la condivisione si possono superare le diffidenze e gli odi del passato” e rivolgendo il pensiero ai Carabinieri infoibati, l’alto ufficiale ha spiegato come il dato caratterizzante di quei martiri fosse l’alto senso del dovere che, nella difficoltà di quel passaggio storico, li indusse a non abbandonare la popolazione, rimanendo al proprio posto consapevoli dei rischi a cui andavano incontro.

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