“Dall’illecito alla criminalità nel mondo del trasporto”: è il tema del meeting che conclude il 29 maggio l’anno sociale dell’International Propeller Club Port of Venice e che ha come relatori magistrati, ufficiali delle Forze dell’Ordine e avvocati, mentre l’8 maggio presso Venezia Terminal Passeggeri, con inizio alle ore 17, il presidente dell’Autorità Portuale di Sistema dell’Adriatico Settentrionale Pino Musolino, il segretario generale dell’Autorità Portuale di Sistema dell’Adriatico nord Orientale Mario Sommariva, il presidente di Confindustria Venezia Vincenzo Marinese, Alessandro Panaro, responsabile dell’Uffico maritime and Mediterranea Economy –Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Intesa San Paolo) con Riccardo Fuochi, presidente dell’International Propeller Club Port of Milan e dell’Associazione Italia-Hong Kong, introdotti dal presidente del Port of Venice Massimo Bernardo, affrontano un tema di estrema attualità: “Porti e Imprese del Golfo di Venezia nella One Belt one Road- Quali prospettive per il Nord Est, presenti tra gli altri i rappresentanti dei Club di Trieste, Monfalcone e Ravenna. E’ sulla “Via della Seta” e delle varie opportunità che si potrebbero presentare per i porti e per le industrie che il Port Venice affronterà le varie tematiche di questo grande progetto che ipotizza previsioni di traffico e di vettori di grandi dimensioni che interesseranno il 62% della popolazione mondiale, il 34% del commercio internazionale, oltre il 30% del Pil mondiale, con oltre 8 triliardi di investimenti previsti sulle infrastrutture. “Ma tra le tante domande a cui bisognerà saper rispondere per trovarci pronti a questa grande sfida globale – anticipa il presidente del Port of Venice – ce n’è una che appare prioritaria per il successo della One belt one Road oggi denominata Belt and Road Initiative (BRI): “Prima di qualsivoglia investimenti bisognerà essere in grado di agevolare sotto tutti i profili l’indispensabile dialogo tra culture diverse collegate sì nella stessa “cintura” – la “belt” da interessi economico – finanziari, spesso gestiti a livello esclusivamente ragionieristico, ma ancora ben lontane, nella stessa “road”, – “strada” – che unirà i tanti popoli dall’est all’ovest del mondo, cioè da quell’osmosi culturale che sta alla base della vera crescita sociale ed economica ed, ovviamente, di una migliore qualità della vita. E’ noto che i Paesi aderenti all’Ue nel summit previsto per luglio dovranno esprimersi sul futuro del BRI, tentando di appianare le tante contraddizioni tra i propri Paesi membri che, almeno fino ad ora, come riportato dal tedesco Handelsbatt, penalizzano il futuro sviluppo della “Via della Seta”. Va ricordato che la nuova “Via della Seta” si concretizza con questi numeri: sessanta paesi coinvolti e 900 progetti di nuove infrastrutture, per quasi mille miliardi di investimenti.

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