Da 24 ore sono in corso lavori di regolare manutenzione della centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, e di conseguenza, è stata disconnessa. Secondo la direzione dell’impianto la chiusura dovrebbe durare circa un mese. In questo periodo sono stati programmati importanti interventi tecnologici, ricambio di combustibile (ogni 18 mesi) e manutenzioni di vario genere. La centrale di Krsko dista 130 di km da Trieste. Da quanto è attiva la comunità giuliana si è sempre interessata al buon funzionamento degli impianti a tutela della salute pubblica di vicinato; ci sono stati infatti negli anni trascorsi movimenti ambientalisti contrari alla centrale slovena a seguito di una scarsa manutenzione dell’impianto e di possibili danni ambientali e alle popolazioni confinanti per fughe radiattive. Come pubblicato dal giornale “Il Piccolo” di Trieste il 16 febbraio 2017 nella centrale nucleare di Krško era emerso un problema ai generatori di vapore. Il sistema di controllo di una delle pompe che alimentano questi generatori ha evidenziato un’anomalia, a causa della quale stava fluendo una quantità insufficiente d’acqua. Automaticamente il sistema di protezione dell’impianto ha bloccato il funzionamento del reattore. L’origine del guasto, come accertato dai tecnici, è stato il cattivo funzionamento di un convertitore utilizzato nel sistema di controllo delle valvole che regolano la portata d’acqua. In poche ore il componente guasto è stato sostituito e l’impianto è stato riavviato nella giornata successiva, venerdì 17 febbraio. Per quel guasto le autorità slovene hanno spiegato che non sono state segnalate fuoriuscite di materiale radioattivo dalla centrale. Si è trattato di un arresto automatico di un reattore (era accaduto già nel 2013), che non ha interessato in alcun modo il sistema di contenimento nucleare dell’impianto. L’Agenzia per la protezione dell’ambiente del Friuli Venezia Giulia (Arpa) ha sempre il compito di proseguire i monitoraggi di routine dell’irraggiamento in aria. Da parte della direzione della centrale, che ha dato notizia che dal primo aprile si è data attuazione al piano di chiusura dell’impianto, è stato segnalato che la centrale, durante l’ultimo ciclo, ha prodotto 8,73 KW/ora di elettricità. Da ricordare che la centrale di Krsko è entrata in operatività il 15 gennaio 1983; è stata costruita in joint venture dalla Slovenia e dalla Croazia, entrambe repubbliche della Federazione Jugoslava. È dotata di un reattore ad acqua pressurizzata Westinghouse di costruzione canadese da 696 MW elettrici netti contenente 48,7 tonnellate di “combustibile” a base di ossido d’uranio. La centrale nucleare produce, come risulta dalle dichiarazioni di Lubiana, più di un quarto della elettricità slovena e a circa un quinto di quella croata. La ragione per cui la centrale è co-posseduta dai due paesi è che le allora costituenti Repubbliche Federate della Jugoslavia avevano pianificato di costruire due centrali distinte, una in ogni Repubblica, secondo un accordo del 1970, ma il piano è stato abbandonato a seguito di un referendum in Slovenia nel 1987 e anche alle proteste per lo smaltimento dei rifiuti nucleari. Come pubblicato da giornali e da studi specializzati ci sono linee contrastanti sul futuro della centrale di Krsko; da molti anni sono stati evidenziati dagli Stati vicini le preoccupanti condizioni in cui versa l’impianto, situazione messa in rilievo da numerosi episodi di allarme; fra i più recenti da ricordare (a ritroso) che nel 2008 c’è stata una fuga di acqua di raffreddamento del reattore; nel 2007 la centrale venne isolata e chiusa per verifiche per 30 giorni; nel 2005 il reattore è stato arrestato per problemi al sistema di contenimento di una ventola per il trattamento dei vapori. La Slovenia ha cercato di acchetare le proteste ed ha presentato un piano che prevederebbe, tra l’altro, la chiusura della centrale, a partire dal 2023. Queste intenzioni però non collimano affatto con la recente pubblicazione dell’Ente governativo per l’energia nucleare di Lubiana. Secondo valutazioni di altri paesi confinanti a monte di questa centrale ci sarebbero trattative su possibili accordi con partner internazionali per la vendita di energia e, di conseguenza, non sarebbe stata scartata la possibilità di un potenziamento del reattore di Krsko.