La sorgente minerale sulfurea di Bagni di Razzes, già utilizzata nel XVIII secolo per la cura di diversi disturbi, ha riaperto i battenti. La nuova oasi della quiete, infatti, è stata inaugurata giorni fa: si tratta del decimo progetto del genere (su undici). “Con le oasi della quiete – ha spiegato il direttore del Dipartimento sviluppo del territorio, ambiente Florian Zerzer – vogliamo ricordare e valorizzare la cultura degli antici bagni rustici e la varietà delle acque minerali presenti in Alto Adige”. A portare avanti questo progetto, ci stanno pensando l’Ufficio gestione risorse idriche e la Ripartizione opere idrauliche grazie ad un programma di risanamento e captazione che ha l’obiettivo di mettere a disposizione dei visitatori queste acque particolari in un luogo particolarmente accogliente e molto simile ad una vera e propria oasi. “I Bagni di Razzes – ha raccontato il direttore dell’Ufficio gestione risorse idriche, Thomas Senoner – hanno una tradizione che risale al XVII secolo, e già dall’inizio erano state utilizzate due sorgenti minerali, quella sulfurea e quella ferruginosa, per curare disturbi femminili, scrofolosi, reumatismi, gotta e debolezza di nervi”. In seguito ad una frana, la sorgente ferruginosa è stata completamente sepolta nel 2002, lasciando a disposizione solamente quella sulfurea che sgorga da una cavità rocciosa nei pressi del Rio Nero e che nei mesi scorsi è stata captata a regola d’arte. Grazie al lavoro dei tecnici, l’acqua viene ora convogliata tramite una tubazione di circa 800 metri sino all’oasi della quiete, dove un tabellone informativo presenta alcuni dati su caratteristiche e provenienza dell’acqua. La sorgente sulfurea di Bagni di Razzes è classificata come acqua leggermente mineralizzata, e contiene principalmente fluoro, iodio e sulfuri. L’elemento centrale delle 11 oasi della quiete (quella di Bagni di Razzes è la decima) è la pietra ornamentale, sagomata, simbolo della sorgente: si tratta di un disco di pietra realizzato con roccia tipica del posto, dal cui centro esce l’acqua che, scorrendo attraverso tre incisioni verso l’esterno, confluisce in un piccolo corso d’acqua.