“Non possiamo accettare che un litro di latte venga pagato in stalla intorno ai 30 centesimi, mentre sugli scaffali il prezzo quadruplica”. Non è la prima volta che Coldiretti denuncia questa ingiustizia la cui causa principale fa riferimento alle importazioni dall’estero. Secondo Coldiretti si tratta di quantità industriali utilizzate per i formaggi freschi a marchio commerciale o per la produzione di confezioni UHT di dubbia origine. E’ risaputo che il Veneto realizza un’eccellenza casearia di assoluto pregio visto che più del 60% del latte è impiegato per le pezze blasonate: ad esempio per il Grana Padano si impiegano più di 4 milioni di quintali di latte, per l’Asiago quasi 2 milioni, altrettanto significativa è il quantità per il Montasio, il Piave, il Provolone Val Padana. Chiudono la classifica il Monte Veronese e la Casatella Trevigiana. Un patrimonio realizzato da quasi 3500 aziende che mungono più di 10 milioni di quintali di latte all’anno, mentre tutta la filiera regionale sviluppa un valore che supera abbondantemente i 500 milioni di euro. “Per continuare a innovare e specializzarsi e rendere il settore competitivo, bisogna arrivare intorno ai 50 cent al litro – spiega Coldiretti – la differenza è notevole, ma non vuol dire aumentare il prezzo per il consumatore che continuerebbe a pagarlo 1,40 in negozio. Quell’euro di differenza copre abbondantemente le spese del rialzo senza nessun ulteriore rincaro. Per riuscire occorre mettere intorno allo stesso tavolo la grande distribuzione e l’industria di trasformazione per concertare, fare accordi nella convinzione che non si può remunerare un’azienda agricola sotto quella cifra: significa far chiudere migliaia di imprese, perdere posti di lavoro e pure la tutela del territorio. Ad aggravare la situazione il ritardo sul fronte dell’origine in etichetta – continua Coldiretti – l’Italia è l’unico Paese a chiedere l’etichettatura e a pretenderla in quanto la qualità della produzione italiana è superiore a quella degli altri Stati. La nostra regione è forte di una rete di cooperazione molto vasta che trasforma in loco la maggior parte della produzione – conclude Coldiretti – ma il mercato è globale e di conseguenza per avere uno spiraglio occorre collaborare tra reti puntando tutto sull’export e sulla trasparenza delle materie prime”. Messaggi – Contatti – Calendario – Opzioni – PEC webmail – Logout Copyright © 2014 – Aruba S.p.A. – tutti i diritti riservati