A Jesolo, dopo la Signora delle ninfee, la mummia proveniente dal Museo Archeologico di Asti protagonista di moltissimi articoli della stampa nazionale, arrivano tre artiste contemporanee con le loro opere ad arricchire la sala dedicata all’Egittomania, una delle undici sezioni che compongono la grande mostra “Egitto. Dei, Faraoni, Uomini”. Un’imperdibile occasione espositiva che, per la prima volta, presenta al pubblico antichi reperti provenienti da prestigiosi musei e da preziose collezioni. Le artista sono Giuliana Cusino, Olimpia Biasi e Fernanda Facciolli. “Le loro opere – osserva Giuseppina Filosa, storica dell’arte – risultano intelligenti interpretazioni dell’affascinante mondo dell’Antico Egitto, un lungo periodo della storia dell’uomo talmente carico di simboli, iconografie e significati da ritrovarne ancora echi nel secondo decennio del ventunesimo secolo”. Giuliana Cusino offre ai visitatori due imponenti creazioni Il carro del faraone (cm 160 x 200) e La dea Mertseger. Colei che ama il silenzio (cm 180 x 490), entrambe in ceramica raku su tavola. I protagonisti delle sue creazioni si presentano praticamente ad altezza naturale e trovano una definita risoluzione grazie all’assemblaggio di parti pre-costruite. Questa tecnica implica sia una grande padronanza dell’antico e delicato processo utilizzato, sia un’elevata capacità di visione di insieme di un disegno finale da realizzare, tant’è vero che la stessa Giuliana Cusino si definisce un’artista che “disegna con la ceramica”. Per quanto riguarda il suo personale approccio ai temi eseguiti ecco una sua testimonianza: “Per me l’Antico Egitto è una fonte di fascino da sempre. In passato ho insegnato e mi è capitato di organizzare visite al Museo Egizio, ma dall’incontro con Donatella Avanzo ho fatto un vero e proprio “tuffo” nel passato. La dea Merseger è una dea poco conosciuta e praticamente mai rappresentata; in effetti i primi lavori su questa figura si sono rivelati ardui e mi è stato necessario cambiare il progetto iniziale. Era come se “Colei che ama il silenzio” non volesse essere rappresentata.” Olimpia Biasi espone una raffinata rappresentazione de Il cielo di Nut (cm 140 x 300) in tecnica mista (olio, tempera, sabbia). La tecnica e il taglio compositivo sono tra le impronte stilistiche dell’abile artista, la quale, nonostante i limiti che cercano di contenere la potenza della dea Nut, riesce a regalare al visitatore la forte emozione di essere travolto dalla vastità del cielo che ricorda la piccolezza umana di fronte alle meraviglie della Natura. “Il mio è un tema del cielo captato in termini contemporanei. È il rifiuto della perdita del cielo in senso letterario, il medesimo senso sacro e magico che ne avevano gli antichi egizi.” Infine, Fernanda Facciolli presenta agli spettatori una vorticosa Iside e il suo trono al centro del cielo (cm 150 x 100) in acrilico su tela. L’evidente bellezza del dipinto affascina ancora di più se si pensa alle semplici tecniche utilizzate: la magnificenza e la tridimensionalità della voluttuosa dea Iside è resa attraverso linee bidimensionali ravvicinate e non con il canonico chiaro-scuro. L’opera, inoltre, è carica di simboli, così spiegati dall’artista: “Ho lavorato sull’iconografia e sul significato che gli egittologi danno al nome egizio “Aset” che appunto significa sede; ecco perché il simbolo geroglifico della dea è un sedile. Iside è la figlia di Nut e rappresenta un punto fermo del cielo intorno al quale ruotano tutte le luci del firmamento: per questo il simbolo del trono (in basso a destra) è racchiuso in un vortice luminoso. […] Inoltre, il cielo è nudo quindi Iside è priva di vesti, dinamica e in atto di sollevarsi, mentre i colori utilizzati sono quelli della notte.” Tre artiste, tre donne che utilizzano quindi strumenti e tecniche artistiche differenti, una propria e originale impronta stilista ben riconoscibile, ma soprattutto un differente approccio con i grandi ed innumerevoli temi dell’Antico Egitto che, per la maggior parte, ci appartengono ancora oggi.Esiste comunque un elemento comune alle quattro opere: il dato naturale.
Giuliana Cusino, infatti utilizza il raku: una tecnica di cottura di origine giapponese legata alla cerimonia del tè, in cui vengono utilizzate sabbia e argilla bianca ricca di inclusi e resistente ad elevate temperature (chamotte). L’effetto finale e il singolare processo ne fanno una tecnica decisamente originale. Inutile sottolineare l’elemento naturale presente nel lavoro di Olimpia Biasi, un elemento che però in questo caso non si può toccare ma solo esperire attraverso personali e profonde emozioni e riflessioni; ed infine, Fernanda Facciolli il dato naturale lo interpreta attraverso segni grafici e simboli polisemantici che guidano e completano la percezione del visitatore. Tutti indizi ed elementi che conducono infine ad un’importante riflessione: il dato reale e quello naturale erano gli unici a disposizione degli Egizi che interpretavano segni divini e utilizzavano simboli per esprimersi e, sebbene l’accelerazione tecnologica abbia travolto gli ultimi decenni della nostra storia, queste tre artiste, anzi, queste tre donne plasmano ancora la terra ed osservano ancora lo stesso cielo. La grande mostra sull’Antico Egitto – fino al 26 maggio – si snoda lungo un percorso che racconta la storia, le dinastie, la religione, i culti, le abilità tecniche e scientifiche, partendo dal passato e arrivando fino ai giorni nostri. La mostra, a cura di Venice Exhibition e Cultour Active, con la collaborazione di un team di esperti egittologi, propone un percorso espositivo innovativo, un approccio moderno e dinamico che si fonde armonicamente con solide basi scientifiche, sempre al corrente delle ultime scoperte.info: www.mostraegitto.com