L’uso problematico e compulsivo di Facebook e altri social network è al centro di due recenti meta-analisi, pubblicate su Journal of Affective Disorders e Computers in Human Behavior da Claudia Marino, Gianluca Gini e Alessio Vieno del dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’università di Padova, in collaborazione con Marcantonio Spada della London South Bank university. “Abbiamo analizzato i risultati di numerosi studi che hanno coinvolto oltre 27.000 utenti di Facebook residenti in Europa, Nord America e Asia (adolescenti e adulti più o meno giovani, ndr) – ha detto al giornale IL BO dell’ateneo, Claudia Marino. Gli studi evidenziano che gli utenti che utilizzano Facebook in maniera più problematica sono più a rischio di riportare segnali di distress psicologico, quali maggiori livelli di ansia e depressione. Inoltre, gli stessi mostrano livelli più bassi di soddisfazione per la propria vita. L’uso problematico di Facebook sembra essere leggermente più frequente tra le ragazze, ed è risultato associato alla dipendenza da internet in generale e a una maggiore quantità di tempo spesa online”. I social network occupano, come scritto nel testo del BO, la vita quotidiana della quasi totalità delle persone, fin dalla prima adolescenza: i risultati di questi due studi suggeriscono la necessità di porre maggiore attenzione al riconoscimento dei primi segnali di un uso potenzialmente problematico e di educare i ragazzi in modo tempestivo ed efficace a un uso responsabile della rete. Gli interventi tempestivi e mirati sono fondamentali, per evitare che si presentino serie difficoltà nelle relazioni sociali quotidiane e nella vita scolastica e lavorativa. “Sappiamo che l’uso dei social network, e Facebook ne è l’esempio principale, ha un ruolo significativo nella vita soprattutto degli adolescenti e dei giovani adulti – ha aggiunto Gianluca  Gini -. Mediante i social network gli utenti soddisfano bisogni importanti, quali la costruzione della propria identità sociale e il bisogno di appartenenza a una comunità. Tuttavia, in alcuni casi l’uso di Facebook può diventare problematico. Anche se nella letteratura scientifica non è ancora riconosciuto come vera dipendenza, l’uso di Facebook può diventare pervasivo nella vita quotidiana dell’utente portando a conseguenze negative per il benessere psicosociale degli utenti in termini, per esempio, di scarsa concentrazione e conflitti interpersonali”. La nuova ricerca analizza e verifica anche la possibile coesistenza di diversi problemi legati all’uso non positivo delle nuove tecnologie, come l’uso problematico dello smartphone, la dipendenza da videogiochi o il cyberbullismo. In questo senso, scuole e istituzioni possono trovare un sostegno da parte del dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’università di Padova, che da diversi anni propone formazione agli adulti e progetti nelle scuole sui temi dell’uso positivo delle nuove tecnologie e della prevenzione del cyberbullismo. (foto IL BO).

 

 

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