Cerimonia d’apertura dell’anno giudiziario della Corte d’Appello di Venezia con le relazioni della Presidente Ines Maria Marini (foto) e del procuratore generale Antonio Mura. La presidente Marini ha detto: “nei tribunali veneti, la durata media dei processi di primo grado è diminuita in un anno da 636 a 571 giorni per i dibattimenti collegiali, 403 giorni davanti al giudice monocratico, un anno in sede di riti alternativi. Per una sentenza civile di primo grado bisogna attendere quasi 3 anni: 981 giorni. Poi l’Appello: tempi ridotti, ma pur sempre 1201 giorni di media al civile e 1163 giorni al penale”.
“Il permanere di un alto numero di reati prescritti – ha sottolineato la presidente Marini, “rappresenta una sconfitta per la giustizia creando un diffuso senso di impunità, si privano di appetibilità i riti alternativi e si incentivano le pratiche dilatorie”. Per quanto concerne la Corte d’appello, ha aggiunto, restano pendenti alcuni tronconi del processo Mose e alcuni procedimenti per reati di terrorismo di matrice islamica e sono in crescita i reati legati al furto nelle abitazione. La presidente Marini ha poi aggiunto che “i problemi ci sono e la Corte d’Appello sconta decenni di sottodimensionamento di personale non ancora sanato. Per smaltire il magazzino ci servirebbero 3 anni al penale e due al civile: un fardello che affligge la Corte e che va affrontato a monte” e che serve un controllo a monte per non fare lavoro inutile e nuovo protocollo con le Procure per definire le priorità nei reati, che valgono più del le statistiche del singolo magistrato: altrimenti, mandando avanti tutto, si disincentivano i riti alternativi in primo grado, perché si punta all’Appello per cercare la prescrizione”. E Martini ancora ha parlato dei costi dei rifugiati e della gran mole di lavoro che viene dedicato
: “restano altissimi i numeri delle procedure dei richiedenti lo status di rifugiati, che ricadono su una singola sezione del tribunale civile di Venezia, per tutto il Veneto: 1088 nuove domande, che si aggiungono alle 7 mila pendenti” e “considerando che in primo grado vengono accolte il 20-25% delle domande e in appello il 10. Ogni procedimento costa allo Stato, a tutti i cittadini, 1300 euro: bisognerebbe calcolare anche questi costi quando si parla di accoglienza”, ha indicato la presidente Marini. Da parte sua il PG Mura ha dichiarato: “l’elevato tasso di chiusure per prescrizione dei processi è inaccettabile a Venezia” e che “il mutamento di rotta è possibile solo con una comunione d’intenti di tutte le fasi della Giustizia. Servono rivelazioni statistiche, serve porre attenzione sulla celerità dei passaggi dei fascicoli e serve, inoltre, inquadrare in una prospettiva di sistema l’apporto di ciascun ufficio. È apprezzabile la reintroduzione del concordato con rinuncia dell’appello, paragonabile ai riti alternativi in primo grado” e che “le comprensibili reazioni dell’opinione pubblica di fronte alle scarcerazioni per la cessazione delle esigenze cautelari deve essere compensata dalla rapidità del giudizio”.