La Piantata Veneta è ufficialmente entrata nel registro nazionale dei paesaggi rurali storici. Coldiretti Veneto ne dà notizia, apprezzando l’attenzione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che riconosce questo sistema di allevamento della vite destinato all’estinzione. Elemento caratteristico delle campagne, con questa iscrizione, riscopre la sua valenza in un rinnovato bisogno ambientale e di bellezza del territorio. Si tratta di un’ antichissima tradizione che affonda le sue radici al periodo etrusco e che fino ad alcuni decenni orsono rappresentava la più importante qualità di coltura che occupava il centro ed il nord dell’Italia. Consiste – spiega Coldiretti – in un una serie di vigne associate a filari alberati che oggi sono prese di nuovo a modello. Nel vicentino o nella bassa padovana, come pure nel trevigiano, si possono ancora intercettare questi filari disposti lungo i campi , con “vigneti maritati” a piante di olmo, gelso o salice a far da tutore. Spesso gli alberi affiancati davano i rami per legare i tralci durante la potatura, le foglie per la bachicoltura e la legna per fare gli attrezzi agricoli. Insieme alla particolarità regionale rientrano anche altre cinque aree: dai muretti a secco di Pantelleria agli oliveti secolari tra Assisi e Spoleto, quelli storici di Venafro in Molise fino ai terrazzamenti di Lamole in Chianti e Trequanda in provincia di Siena raro esempio di zona ad origine mezzadrile, tutti a concorrere per una meraviglia che è l’agricoltura l’italiana.

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