E’ visitabile da qualche giorno online la Collezione Adelmo Garuti, storico artigiano bolognese, raccolta unica al mondo di antichi strumenti orafi, per iniziativa del dipartimenti storia, cultura e civiltà dell’ università di Bologna. Un modo per preservare e riscoprire gli oggetti che hanno animato un mestiere antichissimo, oggi in via d’estinzione. In verità sono sempre meno le botteghe capaci di lavorare pietre e metalli preziosi, sostituite sempre più spesso da gioiellerie che offrono soprattutto prodotti realizzati in serie, tramite processi industriali. L’arte orafa è sul rischio di venire dimenticata: un mestiere che richiede grande precisione e abilità manuale, oltre che fantasia e creatività, e che a lungo è stato tramandato, con i suoi gesti e i suoi strumenti, di generazione in generazione, da maestro ad apprendista. “Da alcuni anni – ha illutrato Isabella Baldini, docente Unibo di Archeologia Tardoantica che ha guidato il progetto – insieme a Anna Lina Morelli, docente di Numismatica antica, organizziamo una serie di convegni dedicati all’oreficeria antica, e in queste occasioni invitiamo anche esperti orafi che hanno fatto ricerche sugli oggetti preziosi dell’antichità”. La lavorazione dei metalli è uno dei tratti caratteristici delle civiltà e dei popoli attraverso i secoli. E per questo è sempre stata oggetto di grande attenzione da parte degli storici. Dallo studio dei gioielli possono emergere molte informazioni importanti sul contesto storico nel quale sono stati realizzati. Le tecniche e gli strumenti utilizzati, la provenienza dei metalli e delle pietre sono tutti elementi che permettono di collocare l’oggetto in un ambiente definito e di capirne il valore. “È così che abbiamo conosciuto Adelmo Garuti – ha proseguito la professoressa Baldini – ed è così che abbiamo scoperto la sua straordinaria collezione di antichi strumenti orafi”. Adelmo Garuti ha iniziato giovanissimo la sua carriera come apprendista di bottega. Per molti decenni è stato un abilissimo artigiano orafo e ha sempre avuto un grande interesse per gli strumenti del suo mestiere, che ha iniziato a collezionare mentre era ancora in attività. Da quando, poi, è arrivato il momento della pensione, la sua raccolta è cresciuta notevolmente, grazie a frequenti visite nei mercati dell’antiquariato italiani ed europei, e grazie alle donazioni delle botteghe orafe che negli anni si sono trovate a cessare l’attività. La passione di Garuti per gli strumenti dell’arte orafa si è così trasformata in una raccolta oggi unica al mondo. Un patrimonio fatto di migliaia di oggetti, che però al momento si trova in una sede che non è possibile aprire al pubblico. “Questa collezione straordinaria – dice ancora Isabella Baldini – non poteva rimanere nascosta. Così abbiamo pensato ad una mostra virtuale: in questo modo tutti possono esplorare la raccolta e riscoprire questo importante patrimonio storico”. Grazie al lavoro di Francesca Frasca, curatrice dei contenuti, e all’apporto tecnico di Gian Lorenzo Calzoni e Massimo Bozzoli, ogni singolo oggetto della collezione di Adelmo Garuti è stato censito, schedato e fotografato. Il risultato sono migliaia di pezzi di ogni dimensione, catalogati a seconda della fase di lavorazione per cui venivano usati e ordinati per provenienza e per datazione. Con l’aggiunta di alcune pagine speciali, dedicate a specifiche botteghe e marchi storici dell’artigianato orafo italiano. Tra i pezzi più antichi e pregiati c’è un banco da orafo del Settecento che arriva da una bottega di Venezia e una trafila per realizzare fili d’oro risalente ai primi dell’Ottocento. Ma non è solo la datazione degli oggetti a sorprendere. “Molti degli strumenti in mostra – ha spiegato la professoressa Isabella Baldini – sono gli uguali a quelli che venivano usati nell’antichità per produrre gioielli ed oggetti in metallo. Alcuni pezzi che abbiamo catalogato sono identici a strumenti rinvenuti nelle antiche tombe degli orafi romani”.

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