La soluzione per non pagare i sacchetti per frutta e verdura c’è: basta usare bustine di carta, piccole o con i manici, e se proprio la merce fosse tanta si invita a portare da casa la propria sporta di tela, ormai diffusa da tutti e già ampiamente usata. È la proposta della Confesercenti del Veneto Centrale, che invita, con una nota diffusa anche ai media, i consumatori ad acquistare nei negozi di vicinato e ai banchi in piazza, che a differenza dei supermercati, non avendo un reparto self service, non sono nemmeno tenuti ad esporre (e vendere) sacchettini e guanti in plastica. A meno di una settimana dall’introduzione della normativa la questione continua a far discutere, ma è bene far chiarezza su come stiano effettivamente le cose: “i sacchetti usati per il trasporto delle merci”, ha spiegato il Presidente Nicola Rossi “sono, in Italia, obbligatoriamente biodegradabili ed a pagamento da anni. L’Italia è stata uno dei primi stati in Europa ad adottare questa norma, seguita poi da tutti gli altri stati europei. La novità in vigore dal primo gennaio impone che anche i sacchetti ultraleggeri usati per pesare e prezzare i prodotti alimentari sfusi (frutta e verdura, pesce ecc.), soprattutto nei reparti self service di super e ipermercati, oppure nei negozi non alimentari (farmacie, bigiotterie ecc.) siano biodegradabili e compostabili ed obbligatoriamente a pagamento. Fino ad ora, questi sacchetti ultraleggeri potevano anche non essere biodegradabili e compostabili. Ripetiamo però che l’uso di questi sacchetti è strettamente collegato al sistema di self service nei reparti alimentari di super e ipermercati che forniscono guanto e sacchetto”.
Per motivi igienico-sanitari, la legge vieta il riutilizzo dei nuovi sacchetti ultraleggeri anche se biodegradabili. Ma la questione è facilmente aggirabile: nella quasi totalità dei negozi di vicinato e nei banchi dei mercati, i prodotti alimentari sfusi sono serviti direttamente dal personale e su buste di carta, senza alcun onere quindi per i consumatori. “Inoltre, continua Rossi, “le borse per il trasporto delle merci, di carta o di altro materiale biodegradabile, possono essere tranquillamente riutilizzabili per il trasporto della merce. È il caso delle tante borse pesanti, con manici esterni, che abbiamo comperato o in qualche negozio o nei supermercati”. Qualcuno sostiene che i sacchetti ultraleggeri hanno un costo fisso di due centesimi. Non esiste nessuna legge che imponga il prezzo dei sacchetti e lo stesso viene determinato sulla scorta del costo di acquisto ed in alcuni casi venduto al consumatore sottocosto. (Una norma provvisoria permette la deroga alla legge sulle vendite sottocosto). La norma dice semplicemente: “Le borse di plastica (foto) in materiale ultraleggero non possono essere distribuite a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti imballati”. Si afferma che adesso il consumatore pagherà oltre al prezzo della busta nella pesata della merce contenuta anche il sacchetto di plastica. Ricordiamo che la legge per la vendita a peso netto impone che le bilance siano tarate in modo da escludere il peso della tara per tutte le merci vendute a unità di peso – ci sono norme tecniche precise per le bilance destinate a pesare prodotti alimentari sfusi. “Ancora una volta”, ha concluso Rossi, “si dimostra come il vero amico dei consumatori sia sempre di più il negozio di vicinato o il banco del mercato. Anche in questo caso rivolgetevi al vostro amico commerciante per risolvere ogni dubbio”.
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