Da Coldiretti si è appreso che esponenti dell’organizzazione hanno partecipato alla seduta della commissione speciale d’inchiesta per le acque inquinate del Veneto. In relazione alla contaminazione di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) l’associazione si è espressa commentando positivamente le azioni fin qui intraprese sul monitoraggio dei pozzi e l’avvio di una campagna di raccolta campioni per le verifiche in zona rossa. Il recente provvedimento adottato dalla Regione non grava sulle aziende agricole e per Coldiretti si tratta di un passo importante verso il riconoscimento che l’agricoltura subisce il peso di questa situazione ambientale. Tuttavia – ha detto il Presidente Martino Cerantola – il rischio connesso alla reputazione degli alimenti è alto, perché in assenza di dati certi sulla pericolosità non possiamo parlare di salubrità ma solo di percezione della stessa tale da rendere necessario un atteggiamento di prudenza. Per cui Coldiretti – ha continuato Cerantola – non è d’accordo sull’eventuale mobilitazione di risorse dall’agricoltura per rispondere ad un danno provocato da una matrice industriale. Cerantola si riferisce alla proposta ventilata al Tavolo di Verde di destinare 3milioni di euro del Programma di Sviluppo Rurale. Oltre a sottrarre risorse alle nuove generazioni che investono in campagna la soluzione è parziale – commenta Cerantola – perché i parametri di accesso all’aiuto sono selettivi. Meglio dunque individuare nella legge finanziaria dei fondi regionali che possono agevolare l’adesione in massa delle imprese coinvolte ed aiutarle a sopportare i costi di gestione oltre che gli interventi strutturali. In questi mesi le nostre fattorie non si sono rassegnate – ha concluso Cerantola – gli agricoltori per primi vogliono assicurare alla comunità prodotti sani e per mantenere una forte alleanza con il consumatore hanno provveduto a spese proprie alla conversione dell’approvvigionamento idrico o alle analisi, non solo per responsabilità morale soprattutto per una questione di buon senso”.

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