“I valori dell’autonomia devono bilanciarsi sulle differenze: se per l’agricoltura non fosse così non si potrebbe parlare di biodiversità, di affermazione delle identità, della tutela delle tipicità e il riconoscimento dei popoli che le custodiscono”. Lo hanno detto Pietro Piccioni e Martino Cerantola, rispettivamente direttore e presidente di Coldiretti Veneto che in occasione dell’assemblea dei dirigenti hanno incontrato il presidente della Regione. Nell’introduzione ai lavori è stato tracciato un quadro dove il primario con i suoi numeri e le performances, rivela tutto il suo potenziale: 5,5 miliardi di euro di PLV e prima regione per export di vino. Una politica regionale attenta – è stato detto – ha sostenuto il settore ormai sulla strada della sburocratizzazione e semplificazione con esperienze concrete di federalismo come l’istituzione di Avepa e la collaborazione operativa dei Caa. Le grandi intuizioni, ad esempio, il rilancio del Pinot Grigio con la denominazione più grande d’Europa, ha proiettato gli agricoltori del Nord Est verso sfide commerciali globali. L’agroalimentare, però, fa i conti anche con questioni ambientali che spesso rovinano la reputazione del buon lavoro contadino e delle corrette prassi agronomiche: è il caso della vicenda dei Pfas che grava sugli agricoltori pur originando da una cattiva gestione industriale. Coldiretti che riconosce il valore di chi “ci mette la faccia” non può non considerare l’impegno di una Regione che ha deliberato lo StopCeta e il NoOgm, si è impegnata per tendere al consumo zero del suolo e si appresta ad affrontare con una visione moderna il problema della gestione della risorsa idrica. Su questo fronte anche il Presidente della Regione esprime la necessità di un master plan per l’irrigazione. In merito all’appuntamento elettorale del 22 ottobre una forza sociale come Coldiretti condivide l’opportunità di comunicare alla base le motivazioni e le ragioni del referendum per dare a tutti la possibilità di scegliere in assoluta consapevolezza.