Il settore florovivaistico veneto conferma di attraversare una fase di transizione. Nel 2016, infatti, nonostante alcuni segnali positivi, come per esempio l’incremento delle aziende più strutturate e con maggiori propensioni all’export, si sono confermate le difficoltà di mercato che perdurano da 5-6 anni, fortemente influenzato dalla debolezza della domanda interna e dai prezzi. È questa, in sintesi, l’analisi del comparto effettuata al Flormart di Padova, il Salone Internazionale del florovivaismo (aperto fino aL 23 settembre), dagli esperti economici dell’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario. Alcuni dati concorrono ad illustrare la situazione: continua nel Veneto il calo del numero di aziende sceso a 1.491 unità (-2,4% rispetto al 2015): Padova, seppur in flessione dell’1,3%, si conferma la provincia con più aziende (456), seguita da Treviso (316, -3,4%). In diminuzione anche la superficie, scesa a circa 2.730 ettari coltivati (-1,1%), dato che però riguarda esclusivamente le superfici coltivate in piena aria (2.070 ha, -1,6%), mentre le superfici in coltura protetta risultano in ripresa (circa 660 ha, +1%). Una nota positiva giunge invece dalla produzione complessiva regionale che, sempre nel 2016, ha raggiunto quasi 1,5 miliardi di pezzi, in crescita del 7,3% rispetto al 2015 e costituita in maniera prevalente (77%) da materiale vivaistico, cioè prodotto venduto ad altri operatori professionali, mentre il rimanente 23% è costituito da prodotto finito. La fase di stagnazione che il settore sta attraversando trova conferma anche nella stabilità del valore della produzione che nel 2016 si è attestato a circa 206 milioni di euro, in crescita solo del +0,5% rispetto all’anno precedente. Questo risultato è frutto di dinamiche contrapposte tra le diverse macro-attività del comparto: la produzione di fiori e piante (52,6 milioni di euro) e la produzione vivaistica (circa 28 milioni di euro) sono entrambe in calo dell’1%, mentre il servizio di sistemazione di parchi e giardini offerto dalle imprese ha quasi raggiunto i 125 milioni di euro (+1%). La ristrutturazione del settore non pare essere ancora del tutto conclusa: positivo, in tal senso, il calo delle aziende iscritte come “piccolo produttore” (684 aziende, -5,9%) a fronte di una crescita di quelle iscritte al Registro Unico dei Produttori (820 aziende, +1%) e di quelle in possesso dell’autorizzazione all’uso del Passaporto fitosanitario necessario per l’esportazione (410 aziende, +7,6%) e che hanno ottenuto la CAC (Conformità Agricola Comunitaria) necessaria per la commercializzazione nell’UE, che nel 2016 sono state 225 (+5%). Nei primi sei mesi del 2017 le imprese venete hanno fatto segnare un risultato negativo del commercio con l’estero di piante vive: il deficit è salito a -34,4 milioni di euro (+28,2%), in seguito all’aumento delle importazioni (57 milioni di euro, +6,5%) e al contestuale calo delle esportazioni (22,6 milioni di euro, -15,3%). Un trend in decisa controtendenza rispetto al dato nazionale, che registra invece un miglioramento del saldo positivo (276 milioni di euro, +18,5%). All’incontro del Flormart, il direttore di Veneto Agricoltura, Alberto Negro, assieme ai responsabili del Centro Sperimentale Ortofloricolo di Veneto Agricoltura “Po di Tramontana” di Rosolina (Rovigo), hanno presentato anche le iniziative legate ai 30 anni di attività del Centro stesso, dove l’Agenzia regionale testa e avvia l’innovazione nei settori orticolo e floricolo, con una forte caratterizzazione per la valorizzazione della tipicità veneta, per il miglioramento degli standard qualitativi e la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni. “Quanto è stato fatto finora presso il Centro Po di Tramontana – ha detto Negro – è la conferma che siamo sulla strada giusta. Saranno fatti nuovi investimenti per essere sempre più al fianco delle aziende venete e contribuire ad accrescere la loro redditività”.