La provenienza italiana, le modalità di allevamento, il colore e – soprattutto nel caso del bovino – anche la tenerezza. Sono questi i primi aspetti citati come elementi che determinano per i consumatori la qualità delle carni. E sono quelli sui quali è forse necessario concentrarsi, insieme all’etichettatura, alla sostenibilità e alle nuove confezioni sottovuoto (skin-pack), per la filiera della carne. Perché il consumatore cerca rassicurazioni quando si parla di carne e ottenere informazioni come il tipo di allevamento, l’alimentazione con la quale l’animale è stato allevato o l’età di macellazione sono per i responsabili acquisti i driver di maggiore impatto per l’acquisto del prodotto. Sul versante organolettico, invece, la carne di pollo e tacchino e quella di maiale vincono la sfida, grazie alla versatilità in cucina e alla digeribilità (per l’avicunicola) e per gusto e sapore (quella suina). È questa la risposta emersa dalla ricerca quanti-qualitativa consumer Cawi diretta da SGMarketing (specializzata nella consulenza e servizi di marketing per l’agroalimentare) e realizzata lo scorso mese su un campione di mille responsabili degli acquisti. I dati sono stati presentati questa mattina, in occasione della 26ª edizione di Eurocarne, nel corso della tavola rotonda sul tema: «Cambiano i consumi alimentari. Quale futuro per il reparto carni? Produzione e distribuzione a confronto», alla quale hanno partecipato Duilio Ciardi (Aspiag-Despar), Maurizio Micheli (Magazzini Gabrielli), Serafino Cremonini (Inalca), Marco Sola (Unipeg-Assofood), Francesco Iubatti (Soalca). Il Made in Italy, con un’etichetta evidente che indica l’origine e altre informazioni in maniera leggibile, è una delle molte risposte per rilanciare i consumi di carne, che nel 2014 hanno perso in media il 3,8% a volume e il 4,7% in valore rispetto all’anno precedente, con punte del -6% a volume e del -6,4% in valore per la carne bovina (fonte: elaborazioni Ismea su dati Panel Famiglie Nielsen). In termini di volume, il primo canale di vendita nel biennio 2013-2014 è risultato essere il supermercato (38%), seguito da ipermercati (23%), dettaglio tradizionale (20%), discount (11%), superette (8 per cento). Eurocarne chiude il 13 maggio.