Triplicato dal 2009. Vola l’export degli spumanti (+17,9% quantità, +25,1 fatturato). Stabili i “fermi” in quantità, ma sale il prezzo al litro. Regno Unito in testa, poi USA, quindi Germania, al palo. Ben 151, secondo Veneto Agricoltura, i paesi di distribuzione. Primo trimestre 2017 già +7,9%, più di un terzo di quello nazionale. Luci ed anche ombre, da non sottovalutare. Nel 2016 le vendite di vino veneto oltre confine sono cresciute del 9,1% (in valore) rispetto al 2015 arrivando, dopo sette anni di crescita continua, ad un fatturato record di due miliardi di Euro. Anche i quantitativi commercializzati oltre confine sono risultati in aumento (+8,6% annuo, 696 milioni/kg/vino). Queste le stime che gli esperti di Veneto Agricoltura hanno tratto dall’analisi dei dati ISTAT sul commercio estero. Se nell’ultimo quinquennio i quantitativi prodotti si sono assestati intorno ai 6-7 mio/hl, in decisa crescita risultano il prezzo medio di vendita (+19,2%, 2,87 €/kg) e, conseguentemente, il fatturato totale (+38,6%). Nel complesso però, nonostante la forte ascesa del comparto dei vini spumante (grazie al Prosecco), le transazioni internazionali per i vini imbottigliati veneti si mantengono stabili in termini di quantità.
Infatti, continua l’analisi di veneto Agricoltura, le vendite all’estero dei vini fermi in bottiglia registrano un calo dei quantitativi del -1,4% rispetto al 2015 e solo un rincaro dei prezzi medi, passati da 3,05 a 3,13 euro/kg (+2,6%), ha permesso un lieve aumento del fatturato (+1,1%). Di fatto, rimanendo sostanzialmente stabili i quantitativi esportati nell’ultimo quinquennio (compresi tra 380 e 390 milioni di kg), a variare nel periodo sono il valore del fatturato ed il prezzo medio (+17%) del vino veneto, conseguenza della chiara volontà da parte dei produttori di riposizionare i vini fermi in bottiglia ad una scala di prezzo più elevata sui mercati internazionali. Le esportazioni complessive del vino veneto raggiungono 151 destinazioni nel mondo, anche se il 94% di queste si concentra in soli 20 paesi; e il 56% nei soli Regno Unito, USA e Germania. La leadership degli acquisti dal Veneto, bollicine e non, dicono dall’Agenzia regionale, va ai britannici, con un incremento annuo a doppia cifra rispetto al 2015 (+17,7%), mentre i mercati degli Stati Uniti e della Germania continuano ad andare a velocità differenti con, in particolare il mercato teutonico, che si presenta in piena fase di stagnazione (+0,6%). Nelle posizioni di rincalzo si registra una discreta crescita di Paesi Bassi, Austria, Francia, Polonia e Belgio, mentre calano solo le esportazione verso Norvegia (-5,7%) e Giappone (-9,5%). Nel Regno Unito, dopo il sorpasso dell’anno scorso del Prosecco ai danni dello Champagne in termini di valore importato, le “bollicine nostrane” consolidano ulteriormente la loro quota (+32,3%), imponendosi sempre più come lo spumante preferito dai britannici. Ad avvalorare l’esistenza del fenomeno “Prosecco” veneto negli UK e USA, basta rilevare che le esportazioni di spumanti verso questi paesi hanno registrato un incremento pari a quattro volte tanto il valore di cinque anni fa per quanto riguarda il primo e quasi un raddoppio per il secondo. In generale il comparto dei vini spumante nel 2016, vede salire i quantitativi esportati sul 2015 del +17,9%, con un prezzo medio annuo in rialzo del +6,1% (3,74 euro/kg) che ha spinto verso l’alto il fatturato, cresciuto del +25,1%. La quota di mercato degli spumanti sul totale dei vini veneti è salita nell’ultimo anno dal 30% a quasi il 35%, erodendo 5 punti percentuali a scapito dei vini fermi in bottiglia, scesi dal 64 al 59%, mentre resta stabile la quota del vino sfuso, ferma al 6% del totale.
Dal 2009, anno di introduzione delle denominazioni del Prosecco Doc e Docg, le esportazioni sono quasi triplicate sia in termini quantitativi che di valore, mentre il prezzo medio ha avuto un andamento alquanto altalenante ed è cresciuto solo dello +0,7%: tutto ciò sembra indicare l’intento, da parte dei produttori veneti di vini spumante, di attuare una strategia aggressiva di penetrazione dei mercati internazionali basata su una politica di contenimento dei prezzi. Le destinazioni finali dei vini fermi in bottiglia vedono in prima posizione della classifica la Germania, che però nell’ultimo anno mostra una variazione negativa del fatturato (-2,1%). Crescono debolmente le esportazioni di vini in bottiglia verso USA (+0,5%) e Svizzera (+0,7%), mentre il Regno Unito presenta un calo del -2,8%. Per il primo trimestre 2017, l’analisi dell’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario evidenzia che, con un fatturato che sfiora i 470 mio/€, le esportazioni di vino del Veneto salgono del +7,9% sul 2016; andamento perfettamente in linea con quello nazionale, di cui rappresenta il 35,6% dell’intero fatturato italiano del settore.