“Il mix di identità, qualità, innovazione, tradizione e tecnologia ha portato il Veneto al primo posto nel settore dell’export ‘made in’. Sapevamo che i nostri bravi imprenditori che hanno saputo internazionalizzarsi e muoversi per il mondo senza aiuti da Stato e governi, con sottobraccio esclusivamente il catalogo delle loro eccellenti produzioni, con le loro produzioni e capacità di esportazione avevano sostenuto il Pil e l’occupazione negli anni della Grande crisi dal 2007 a oggi. Ma la CGIA arriva a dirci anche di più: a certificare’ che fra Milano, Bologna e Venezia si è creata un nuovo grande distretto del ‘made in Italy’ del valore di ben 48 miliardi di lire”. Così Luca Zaia, presidente della Regione Veneto foto), ha commentato i risultati del saldo commerciale 2016 delle esportazioni nei settori del ‘made in Italy’ (moda, arredamento, macchinari per l’industria e meccanica di precisione) che vede il Veneto in testa tra le tre regioni ‘leader’ in Italia, nelle analisi del Centro studi della Confartigianato di Venezia, confermate anche dal rapporto della Banca d’Italia sull’economia delle venti regioni italiane. “Se questo è il risultato raggiunto dal Veneto – ha aggiunto Zaia – nonostante un‘total rate tax sulle imprese che supera il 60 per cento contro il 46 medio nella UE, una burocrazia borbonica che lascia costantemente aperto l’’ufficio complicazioni affari semplici’, che fa pagare tasse sulle macchine solo perché imbullonate a terra, che pretende imposte ancor prima che l’imprenditore o il titolare della partita Iva abbia incassato, beh, non voglio pensare a cosa potremmo fare in questa regione se potessimo disporre liberamente delle risorse che il territorio. Non accetto di continuare a guardare con rammarico e impotenza a quante risorse vengono prodotte e messe in circolo ogni giorno da questa straordinaria classe imprenditoriale, da questi lavoratori veneti dalle mani d’oro che sanno sacrificarsi, essere tutt’uno con la propria azienda, essere flessibili prima ancora che lo dicano le leggi (sbagliate) e i soloni che scrivono libri ma non hanno mai visto un capannone, e che, ahimè, vengono sequestrate da Roma, che le usa per regalarle a territori tecnicamente falliti. Oltre che nell’export, il Veneto è già primo in tanti altri settori – ha concluso il presidente del Veneto – Ma non basta. Bisogna liberare ancora di più risorse ed energie, consolidare produzioni e lavoro perché senza lacci e lacciuoli questa regione può competere con intere nazioni. Ce la faremo, ne sono sicuro, perché questo è quello che vogliono i veneti”.

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