Senza rendersene conto, qualche ora trascorsa in palestra diventa un appuntamento fisso giornaliero, qualche chilometro realizzato a passo svelto si trasforma nella corsa obbligata del mattino, nella prima maratona, e così via. Gradualmente si arriva all’allenamento avanzato e il mondo, anche quello legato alla vita privata (professionale e affettiva), inizia a ruotare attorno all’attività fisica, ai suoi tempi, ai suoi ritmi. A questo punto si può iniziare a parlare di ‘dipendenza da sport’. Va precisato che gli indicatori sono gli stessi che si ritrovano nelle altre forme di dipendenza (quella dal gioco, da internet, da shopping), ma il confine tra dipendenza e pratica eccessiva di sport è molto sottile, va comunque interpretato. Francesca Forzan sul giornale il Bo dell’ateneo di Padova dedica un servizio a questo settore e dà risposte sul modo patologico di vivere questa passione quando l’attività fisica si trasforma in pensiero fisso, la frequenza e la durata degli esercizi aumenta di giorno in giorno e via dicendo. E quando la dose quotidiana di attività fisica viene a mancare, ecco che arriva l’astinenza, con veri malesseri fisici e psicologici. A ‘complicare la situazione’ si mette anche la produzione, durante l’attività fisica, di endorfine e dopamina, sostanze chimiche endogene del cervello dall’effetto simile a quello provocato dagli oppiacei, capaci di regalare piacere e gratificazione proprio come succede con le sostanze stupefacenti. A differenza del passato, in cui la maggior parte degli studi si è concentrata sugli effetti benefici portati dall’attività fisica, quello dell’eccesso o dipendenza da sport è un fenomeno su cui negli ultimi anni si stanno concentrando nuove e numerose ricerche e che coinvolge molti sportivi. Su una categoria in particolare, i runners, sempre più di frequente sportivi di tarda età, che si improvvisano agonisti senza curarsi, spesso, degli effetti negativi che può avere la pratica di questa attività se esercitata senza regole e attenzioni precise. La corsa è una tipologia di esercizio fisico per cui non è richiesta alcuna specifica preparazione o conoscenza tecnica, che si pratica ovunque e in qualsiasi momento della giornata e senza alcun impegno di tipo economico, che non richiede ‘età’. Un passo dietro all’altro, il resto lo fanno resistenza, costanza e forza di volontà. Ed è anche un fenomeno di moda che muove interi eserciti di persone e su cui in tutto mondo stanno crescendo iniziative ad ogni livello. Il mix di tutte queste caratteristiche spesso porta a trasformare la pratica di questa attività in una vera ossessione.
Se per i più piccoli l’esercizio fisico è ottimale soprattutto per lo sviluppo dell’apparato muscolo-scheletrico e per contrastare la sedentarietà, nei bambini e nei più giovani è importante per sviluppare l’autodisciplina e far crescere in loro il valore della competizione sana e leale. Ma lo sport equilibrato fa bene ad ogni età, anche ad adulti e anziani per cui diventa forma di prevenzione naturale contro malattie e decadimento fisico e psicologico. Sulla rieducazione alla pratica sportiva puntano oggi gli psicoterapeuti che sempre più di frequente seguono quella che viene inserita tra le nuove forme di dipendenza e che spesso è la manifestazione di una patologia più complessa che in genere ha inizio da un disturbo dell’immagine corporea e in diversi casi convive con malattie come l’anoressia e la bulimia. Per una serie di ragioni(in particolare alimentari) la droga-sport in Italia si manifesta maggiormente nelle donne.

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