A Venezia l’8 luglio una delegazione di imbarcazioni tradizionali a vela in occasione dell’edizione 2017 della “Rotta del sale”, l’antica rotta che da Cervia e dai Lidi romagnoli portava a Venezia il prezioso e particolare sale di Cervia. La delegazione ora si trova a Chioggia. Dopo una sosta di un giorno, sabato mattina la flotta partirà per Venezia dove farà il suo ingresso in Canal Grande. Le imbarcazioni ormeggeranno presso Campo San Vio dove si svolgerà la cerimonia di consegna del sale tra le autorità delle città interessate. Il comune di Venezia sarà presente con Giovanni Giusto, delegato alla tutela delle tradizioni. Gli equipaggi delle imbarcazioni riprenderanno la navigazione per visitare alcune delle isole della Laguna (Murano, Burano e Torcello). Come nacque la Rotta del Sale? Dalla Storia della Repubblica di Venezia. Dal suo Principio sino al suo Fine, opera del religioso veneziano Giuseppe Cappelletti, veniamo informati, leggendo Il Ridotto (direttore editoriale, il gionalista Roberto Bianchin) su come si giunse ad intraprendere la rotta via mare da Cervia a Venezia. Si riporta dunque il testo: “Una straordinaria scarsezza di frumenti e di biade nella Sicilia e nella Puglia fu cagione, che, circa l’anno 1270, soffrisse penosissima carestia anche Venezia, la quale di colà traeva la maggior parte de’ grani per lo sostentamento de’ suoi cittadini. Per siffatta penuria di grano, la città nostra si trovò in grave imbarazzo, perché appena vi si poteva calcolare il bisogno di viveri per sei sole settimane. Il governo mandò subito istanze alle Provincie circonvicine; a Ferrara, a Padova, a Treviso; perché gli si concedessero viveri; ma tutte se ne rifiutarono. Anche alle città di Lombardia andarono similmente i mercatanti veneziani, per aver grano; ma indarno, perché da per tutto era stato vietato il trasportarne. Spiacque moltissimo al governo di Venezia un cosi amaro rifiuto, tanto più che Venezia s’ era mostrata pochi anni addietro cotanto amica della Lombardia, non meno che delle città e provincie più vicine a cui ricorreva, prestando loro assistenza validissima d’ armi e di armati per distruggere la tirannia degli Ezzelini; ma non era questo tempo di occuparsi a chiederne soddisfazione. Troppo occupava l’animo dei pubblici magistrati il pensiero di provvedere al bisogno urgentissimo del momento. Si elessero tre provveditori sopra le biade, e si mandarono tosto navigli nella Dalmazia ed altrove, con ordine, di farne a qualunque prezzo l’acquisto: e con queste diligentissime premure si poté raccoglierne tanto da passare, benché ristrettamente, l’inverno e si che una città sì popolosa non avesse a perire di fame. La crudeltà dei lombardi verso Venezia fu tanto più colpevole e fiera, perché in quell’anno avevano avuto dai loro terreni abbondantissima messe; cosicché palesemente appariva, essere il loro rifiuto un eccesso di dura ed accanita inimicizia; forse per gelosia e forse per antiche gare da lungo tempo fomentata e nutrita. La repubblica (prosegue il testo pubblicato dal Ridotto, rivista culturale e delle tradizioni) volle punire cotesta loro crudeltà, volgendola a vantaggio dello stato. Ordinò, che chiunque volesse navigare per lo Quarnero e nelle bocche del Po, dovesse pagare gabella: ed istituì per tale oggetto la carica dei Governatori delle dogane d’ingresso, e fece un nuovo capitanato, detto delle barche armate alla riviera della Marca, il quale dovesse custodire tutti gl’ingressi dai fiumi all’Adriatico, e guardasse, che non fossero fatti contrabbandi. Questi regolamenti impedirono tosto il commercio della terraferma: e primieramente il sale di Cervia non vi poté più entrare su per li canali dei fiumi, siccome per l’addietro. Al quale proposito del sale di Cervia, nel codice Trevisaneo esiste un documento, che ce ne attesta la vendita fatta, il dì 3 dicembre 1269, dal comune di Bologna agl’incaricati veneziani sul commercio del sale, sino alla somma di cinquanta mila libbre. Per sì considerevole inceppamento di sale avvenne, che tutte le città della Romagna sino ad Ancona ben presto ne penuriarono e se ne lagnarono altamente. Cervia compresa. Anzi, dell’anno 1273, fu decretato, che “tutti li navigati per la mercatura” tra il seno di Fano e le bocche del Po, pagassero gabella e dovessero fare scala delle loro merci Venezia. Ed anche il Magistrato ai sali, benché se ne abbiano traccie precedenti a questo tempo, va collocato ora, perché nell’anno 1276 lo si trova ridotto ad una forma ben regolata. Ho narrato sino dal principio di questa mia storia, essere stato il sale il primissimo articolo del veneziano commercio; egli è ben naturale perciò, che sino dai primi tempi vi sia stata una qualche disciplina o legge, che ne abbia diretto l’ amministrazione e lo smercio. Per verità, non si conosce su questo argomento veruna carta o decreto, che preceda l’ anno 1243; sebbene quella, che di esso anno si conosce, parli in modo da manifestarne un uffizio alquanto più antico. Cotesta carta del 1243, ch’esiste nel libro Philippicus dell’Avogaria di comun, stabilisce, che né giudice né ministro possa esercitare il commercio del sale, né farsi mezzano o sensale di qualsiasi contratto su tal materia. “Da ciò rilevasi, che il sale, sino da remotissimi tempi, era in Venezia un oggetto di privata ed esclusiva proprietà dello Stato. Amministravano questa pubblica rendita quattro cittadini. Chiamavansi anticamente Salinieri del mare, non tanto, perché sorvegliassero ad un prodotto delle acque marine, quanto perché a loro apparteneva per dovere di uffizio l’andare personalmente a comperar sali in altri luoghi marittimi, per poi farli passare a Venezia e di qua trafficarli e diffonderli ovunque se ne facessero ricerche”.