Intesa Sanpaolo ha comunicato che è stata istituita, all’interno della Divisione Banca dei Territori, una nuova direzione regionale cui faranno capo i rami d’azienda costituiti dalle attività rilevate da Banca Popolare di Vicenza e da Veneto Banca, ciò per rendere immediata l’integrazione di queste stesse nel Gruppo Intesa Sanpaolo. La guida della nuova realtà è stata affidata – ad interim – a Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori, e si articola in due unità organizzative cui faranno capo le strutture centrali e territoriali provenienti dalle due banche integrate, denominate “ex Banca Popolare di Vicenza ed “ex Veneto Banca”. La responsabilità di queste due unità è stata affidata a Gabriele Piccini, manager di esperienza che ha ricoperto ruoli di rilievo in Unicredit dove è stato country manager per l’Italia e, più di recente, nel Gruppo Banca Popolare di Vicenza di cui è stato vice direttore generale e responsabile commerciale e, da ultimo, amministratore delegato di Banca Nuova. Con queste procedure, il Gruppo Intesa Sanpaolo assicurerà alle famiglie e alle imprese clienti delle banche integrate il sostegno di un Gruppo bancario leader a livello europeo per contribuire a ricreare un clima di fiducia e rilanciare lo sviluppo economico del territorio. Come riportato dai media economici, come MF, e da palazzo Chigi, Bce e Commissione Ue hanno dato il via libera e il CDM ha approvato lo schema di salvataggio di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Come spiegato in varie note, la messa in liquidazione delle due banche venete comporterà, nel complesso, un impegno finanziario del governo per 17 miliardi di euro (di cui oltre 11 miliardi per garanzie e 5,2 miliardi per cassa) dei 20 messi a disposizione per il sistema creditizio a inizio anno. In base al testo del decreto legge, lo Stato offrirà a Intesa garanzie per circa 11 miliardi così ripartite: 6,351 miliardi in vista della due diligence sugli asset oggetto di cessione e 4 miliardi per gli obblighi di riacquisto entro tre anni dei crediti ad alto rischio non classificati come attività deteriorate: Vanno aggiunti poi altri 1.009 milioni a garanzia dei contenziosi pregressi con, in aggiunta, un accontonamento a fondo rischi per un importo massimo di 491 milioni. Alla Ca’ de Sass invece arriveranno subito 3,5 miliardi di supporto finanziario per garantire il mantenimento dei coefficienti patrimoniali e 1,285 miliardi a copertura degli oneri di ristrutturazione, per un totale di 4,78 miliardi. Il costo per lo Stato dipenderà anche dall’esito della due diligence che Intesa farà sugli asset delle due banche venete. Come spiega il testo del decreto, “entro il termine previsto dal contratto di cessione un collegio di esperti indipendenti effettua una due diligence sul compendio ceduto. Il collegio è composto da tre componenti, di cui uno nominato dal Ministero, uno dal cessionario, con funzione di presidente, designato di comune accordo dagli esperti nominati dalle parti o, in mancanza di accordo, dal Presidente del Tribunale di Roma”.

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