FILE - In this April 7, 2017 file photo, migrants enjoy a music performance onboard of the Golfo Azurro rescue boat a day after being rescued by members of Proactiva Open Arms NGO. (ANSA/AP Photo/Bernat Armangue, File) [CopyrightNotice: Copyright 2017 The Associated Press. All rights reserved.]

La Cgil di Treviso sta gestendo, per quanto di competenza, il progetto Ermes 2: si tratta del ritorno in patria di migranti ospitati nei centri di accoglienza, ma che difficilmente otterranno lo status di rifugiati. Lo ha spiegato Nicola Atalmi, componente della segreteria provinciale: dei circa 2.500 stranieri al momento ospitati nelle strutture della Marca trevigiana, il 70-80% non dispone dei requisiti per ottenere asilo. Ecco che una volta terminato l’iter della richiesta, scarseggiando le opportunità di lavoro, queste persone rischiano di rimanere in Italia come irregolari, alimentando una bolla di illegalità e rischiando di divenire dei criminali. L’obiettivo, come è stato evidenziato, è farli rientrare nei paesi d’origine, con un percorso di reinserimento socio-lavorativo, anche con la possibilità di avviare esperienze di microimprenditorialità. Il programma di rientro volontario assistito è finanziato da fondi europei ed è articolato su scala nazionale: 235 i posti disponibili per il Nordest, in questa edizione finalizzata alle partenze fino a marzo 2018. A gestirlo, per l’area, è la cooperativa sociale Open Group di Bologna: ad ogni aderente, verrà riconosciuto un contributo in beni e servizi fino a 2mila euro, più mille euro per ogni familiare maggiorenne a carico e 600 per ogni minore, oltre alla consulenza e all’assistenza di un’equipe di operatori specializzati italiani e locali. Si è appreso da fonte sindacale, che il progetto è rivolto a migranti originari di Senegal, Marocco, Tunisia e Albania, ma la Cgil punta ad ampliare la platea di paesi coinvolti, nonchè il numero di destinatari. L’ 8 giugno, nella sede del sindacato, l’iniziativa verrà presentata in anteprima per il Veneto, con testimonienze di alcuni migranti rientrati in patria. “Uno dei principali scogli da superare – ha aggiunto Atalmi – è la vergogna di questi ragazzi nel tornare. Per arrivare qui, hanno fatto un gravosissimo investimento personale e spesso anche da parte delle famiglie e dell’intera comunità: rientrare è dunque vissuto come un fallimento, tanto che preferiscono rimanere anche come clandestini. Vogliamo far capire che ci può essere un’alternativa e che questa esperienza può comunque essere utile in futuro”. Per questo la Cgil propone che i corsi di formazione frequentati durante la permanenza in Italia valgano come titolo preferenziale in caso di una riapertura dei flussi di ingressi regolari dall’estero con una prossima ripresa dell’economia. La Cgil trevigiana, si occuperà della gestione dei fondi europei “Fondo asilo migrazione e integrazione” (Fami) 2014-2020 con il cofinanziamento della Ue, del Ministero dell’Interno e della Onlus Cies di Roma, capofila del programma nazionale. I migranti (foto Ansa) potranno aderire ad un bando che permette loro di ottenere un contributo per il rientro in beni e servizi pari a 2 mila euro, più mille per ogni familiare maggiorenne a carico e 600 per ogni minore. Nel paese d’origine troveranno una equipe di accoglienza di operatori locali e italiani.

Lascia un commento