A Bruxelles è stato presentato il volume “Cuori nel pozzo- Belgio 1956. Uomini in cambio di carbone” di Roberta Sorgato, edito da Marsilio. “Per me è un onore presentare nella sede della Regione del Veneto il volume di Roberta Sorgato, insegnante trevigiana e figlia di uno dei minatori, medaglia d’oro al valor civile, che perirono nella sciagura mineraria al bacino carbonifero Rieu du Coeur Nord avvenuta l’8 febbraio 1956 a Quaregnon qui in Belgio, nella quale morirono 8 minatori, di cui 7 italiani” Così il presidente del Consiglio regionale del Veneto ha introdotto la presentazione. “La vicenda personale s’intreccia con la denuncia di una pagina di storia dimenticata se non conosciuta ai più – ha detto – quasi che ci si dovesse vergognare di una storia dolorosa che per molti iniziò con la povertà che costringeva a subire anche le pratiche e condizioni più umilianti, con lunghe e reiterate visite mediche, estenuanti attese, controlli, verifiche, ispezioni serrate da parte della Polizia sia italiana che belga fino a giungere a scoprire l’amara realtà del lavoro in miniere obsolete, dove solo il basso costo della forza lavoro in strutture fatiscenti e spesso prive di sistemi di sicurezza e della più elementare manutenzione, consentiva guadagni. Le condizioni di lavoro durissime costrinsero molti a rinunciare all’impiego e rientrare in breve in patria. Molti invece, a costo di durissimi sacrifici, continuarono a lavorare. Altri finirono travolti dai crolli e morirono in uno stillicidio impressionante di incidenti culminato con la tragedia di Marcinelle. Nel 1957, su 151.898 lavoratori nei bacini carboniferi belgi, 45.819 erano italiani. Tra 1946 e il 1960 ben 230.000 italiani lavorarono nelle miniere belghe. Secondo le Acli tra il 1946 e il 1963 i lavoratori italiani morti in miniera furono 868. Di questa storia dovremmo essere fieri – ha concluso il Presidente del Consiglio regionale – Per un Paese che si dice fondato sul lavoro, queste vicende dovrebbero costituire un pilastro fondamentale nella memoria collettiva, perché quella che giunge dai minatori in Belgio, come da tanti altri emigranti italiani, non è una storia di vinti ma una straordinaria lezione di etica e di morale.

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