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Il 7% degli enti locali italiani ha fatto ricorso al dissesto dal 1989, anno in cui è stato introdotta questa modalità di stato di crisi che divide nettamente la gestione fallimentare precedente dalla nuova amministrazione. Si tratta di 566 comuni e 4 province. Forti le differenze geografiche: l’82,3% (469 enti) dei dissesti si è registrata nel Mezzogiorno, con punte in Calabria (164) e Campania (150). Il Veneto vanta un record positivo, assieme alla Sardegna, con soli tre casi molto datati (Chioggia nel 1989, Salzano nel 1991 e Spinea nel 1996). A livello nazionale il fenomeno si è nuovamente accentuato negli anni della crisi, a partire dal 2008. Sono dati che sono emersi in un convegno sulle criticità finanziarie dei comuni organizzato dall’Università Cà Foscari Venezia con il sostegno di Banca FarmaFactoring e con il patrocinio Legautonomie e Ministero dell’Interno, attraverso la collaborazione della Direzione Centrale della Finanza Locale. Di questo ha relazionato sulle news cafoscarine Enrico Costa. Un team di ricercatori del Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari, coordinato dal prof. Stefano Campostrini, ha lanciato nell’occasione un progetto di ricerca che mira a digitalizzare tutti i documenti relativi ai dissesti e riequilibri finanziari dei comuni italiani e creare la prima banca dati sul fenomeno, per comprendere le dinamiche che producono gli squilibri finanziari e individuare suggerimenti validi per una razionalizzazione del sistema. La durata dei dissesti è in media di 8 anni (contro i 5 previsti dalla normativa), con performance molto diversificate, dai due ai casi limite di 25 anni. Questa incertezza sulla gestione, secondo gli esperti, ha come effetto l’aumento del rischio nella gestione del credito e quindi un aumento dei costi. Per questo l’interesse nello studio degli squilibri è forte non solo in ambito governativo, ma anche nel settore bancario che è direttamente coinvolto nella gestione delle criticità finanziarie degli enti e, da ultimo, da parte delle imprese e dei cittadini che ne subiscono gli effetti. I ricercatori dell’ateneo venezinao cercheranno anche di capire dai dati storici quali siano i campanelli d’allarme che possono far prevedere l’avvicinarsi di un dissesto. Le analisi preliminari hanno individuato alcuni indicatori ricorrenti tra i comuni dissestati. Inoltre, i comuni con più abitanti sembrano avere più probabilità di dissesto e c’è un effetto-Sud (a parità di indicatori economico-finanziari, i comuni del Meridione hanno più probabilità di andare in dissesto rispetto agli altri). Il caso siciliano si discosta nelle statistiche dal resto d’Italia talmente tanto che per studiarlo i ricercatori svilupperanno un modello ad hoc, approfondendo il ruolo del contesto locale, a partire dalla legislazione regionale. Il coinvolgimento di Banca Farmafactoring, operatore leader specializzato nella gestione e smobilizzo pro-soluto di crediti commerciali vantati verso gli enti della pubblica amministrazione, ha consentito di completare tale scenario con il punto di vista di un’istituzione finanziaria che si interfaccia proprio con le aziende fornitrici e, dall’altro lato, con la PA, offrendo soluzioni più efficienti per una filiera del credito.

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