I soccorritori omaggiano don Josef Hurton, fondatore, nel 1966, della Scuola nazionale cani da valanga del Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico del Cai. L’ex parroco di Solda, quasi novantenne, ha raccontato, nel corso di un incontro alla Caritro, moderato dal giornalista Stefano Ardito, la nascita del soccorso con i cani. Il presidente del Trento Film Festival Roberto De Martin ha annunciato: “il Premio Sat verrà assegnato al Soccorso alpino nazionale”. Origini nell’allora Cecoslovacchia, da 57 anni don Josef Hurton vive a Solda, in Alto Adige, dove, per decenni, è stato il parroco nonché, per un ventennio, il responsabile del soccorso alpino locale ma anche, per oltre vent’anni, il direttore del Corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico del Cai. Oltre cinquant’anni fa ha fondato la Scuola nazionale cani da valanga che ora, sul territorio nazionale, conta un centinaio di unità cinofile e che fa parte del Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico del Cai. Cani che, insieme ai loro conduttori, sono intervenuti a seguito di terremotati devastanti come quello dell’Iran, qualche anno fa e, più recentemente, ad Amatrice, nel Lazio e a Rigopiano, in Abruzzo. Nel corso dell’incontro alla Caritro (“50 anni con don Hurton: da Solda ad Amatrice e Rigopiano”) Roberto De Martin, presidente del Trento Film Festival, ha tra l’altro annunciato che il Premio Sat, quest’anno è stato assegnato al Soccorso alpino nazionale (cerimonia di premiazione venerdì 5 maggio, alle 18 alla Casa della Sat di via Manci). “Iniziò lo stradino di Solda – ricorda don Hurton – Ebbe lui l’idea. Solda, ai piedi dell’Ortles è una zona fortemente valanghiva. Poi si andò in Svizzera a vedere come funzionava ed era strutturato questo servizio e poi cominciammo con 3 cani. In seguitò venne istituita la scuola e, nel ’67, arrivò anche l’elicottero e, dopo, anche gli interventi nelle zone terremotate”. “Per me don Hurton è stato un maestro”, ha detto Markus Reinstadler, soccorritore soldano. “Quasi una leggenda, un uomo di carisma”, ha aggiunto Maurizio Dellantonio, presidente nazionale del Corpo Soccorso alpino e speleologico del Cai. Che ha inoltre sottolineato: “Il nostro servizio ha costi elevatissimi; è difficile trovare conduttori; attualmente, a livello nazionale, abbiamo una quarantina di cani in formazione”. Adrian Favre, direttore del Soccorso alpino della val d’Aosta, ha detto che “continuiamo a tirare la carretta perché i mozzi che sono stati messi all’inizio da don Hurton erano buoni”. E’ come “un faro”, ha sottolineato Giorgio Gajer, presidente del Soccorso alpino dell’Alto Adige, riferendosi al fondatore del soccorso con i cani mentre il collega trentino, Adriano Alimonta, ha affermato che “per le unità cinofile servono strumenti e tecnologie nuove”.