In occasione del Venerdì Santo, giorno in cui il mondo cattolico ricorda e venera la crocifissione e morte di Gesù, le Gallerie d’Italia accolgono a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, che in questi giorni ospita il monumentale Crocifisso di Araceli (in mostra fino al 14 maggio), la visita del
vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol. A conclusione del rito della Via Crucis, presieduta dal presule alle 15 nel vicino Tempio di Santa Corona, dalle 16 alle 18, si può accedere alle Gallerie dove, nello spazio espositivo in cui è accolta la scultura, è proposto un momento di meditazione musicale, con antichi inni sacri, a cura della Libera Cantoria Pisani, diretta dal maestro Filippo Furlan. I momenti musicali saranno alternati dalla lettura tematica Il sole nelle tenebre, a cura dell’area educazione delle Gallerie. Il breve racconto attraversa episodi della storia devozionale della scultura sacra, ripercorrendo la sua antica memoria. Secondo la tradizione, il Crocifisso, in legno di pioppo, sarebbe stato rinvenuto a seguito di una rovinosa piena del torrente Astico, nei pressi di Vicenza, ed è oggetto di grande devozione da parte dei numerosi fedeli (foto). I primi documenti che ne attestano l’esistenza risalgono al Seicento. Per l’occasione l’ingresso all’esposizione dedicata al Crocifisso di Araceli è gratuito. Il Crocifisso della chiesa di Araceli in Cristo Re, dal 4 marzo al 14 maggio, è esposto alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari. Il restauro è avvenuto nell’ambito della diciassettesima edizione del progetto Restituzioni, il programma di restauri dei beni artistici e architettonici del Paese curato e realizzato da Intesa Sanpaolo e nato proprio a Vicenza nel 1989 su iniziativa della Banca Cattolica del Veneto, istituto confluito nel Gruppo. Dopo averne curato il restauro ed averlo esposto all’interno della mostra “La bellezza ritrovata” nel 2016 alle Gallerie d’Italia di Piazza Scala a Milano, Intesa Sanpaolo offre l’opportunità di far conoscere al pubblico i risultati raggiunti da un intervento che ha consentito di recuperare una rara testimonianza di scultura lignea del tardo Duecento e di far luce su un periodo sino ad oggi poco indagato della storia e dell’arte del territorio. L’iniziativa, che restituisce a Vicenza uno dei simboli più significativi del patrimonio artistico e devozionale di area veneta, è svolta in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza e con il Museo Diocesano di Vicenza ed ha il patrocinio del Comune di Vicenza.