Dal tentativo di mediazione (inascoltato) alle azioni legali “collettive”. Come annunciato la battaglia di Adico per ottenere la conversione delle lire in euro a favore dei propri soci si trasferisce in Tribunale. Un gruppo di iscritti (veneziani e trevigiani) possessori di un importo complessivo superiore ai 100 milioni del vecchio conio, si è affidato all’ufficio legale dell’associazione per far valere i propri diritti negati da Banca d’Italia e Ministero dell’Economia e della Finanza (Mef) che di fatto hanno disatteso la sentenza 216/2015 della Corte Costituzionale. Con quella decisione la Corte ha dichiarato l’illegittimità del decreto del 2011 del governo Monti, che aveva anticipato di tre mesi la possibilità di convertire le lire in euro aprendo di fatto una nuova finestra per il cambio . Da qui, spiega Carlo Garofolini, presidente di Adico, “molti cittadini si sono rivolti a noi e così abbiamo scritto alla Banca d’Italia chiedendo la conversione dei relativi importi basandoci sulla sentenza. Abbiamo ricevuto una risposta negativa con motivazioni manifestamente arbitrarie, discriminatorie e, soprattutto, in contrasto con quanto statuito nella pronuncia della Corte Costituzionale. Insomma, si sono arrampicati sugli specchi per non cambiare le lire in euro. Abbiamo più volte scritto sia al Ministero che alla Banca d’Italia chiedendo anche un incontro ma abbiamo ricevuto solo dinieghi. Ora, dunque, stiamo per partire con due azioni legali “collettive”, forti della decisione della Corte. Purtroppo – conclude Garofolini – spesso i cittadini per essere ascoltati dalle istituzioni devono passare alle maniere forti”.