Il Presidente Trump li ha solo annunciati e nel caso li applicasse dovrebbero interessare solo alcuni prodotti, ma cosa potrebbe accadere alle esportazioni venete se, invece, il Governo statunitense ufficializzasse l’introduzione di dazi “punitivi” contro tutte le merci importate dall’Ue? “E’ estremamente difficile prevedere cosa potrebbe succedere – esordisce il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – ma di una cosa siamo certi: per le aziende venete, nel medio periodo, lo scenario del commercio internazionale rischia di peggiorare. Se oltre agli effetti protezionistici di Trump teniamo conto che molti problemi li subiremo anche con la Brexit e con il perdurare dell’embargo alla Russia il contraccolpo potrebbe essere molto pesante, soprattutto in quei settori dove è fortissima la nostra vocazione all’export”. Nel 2016, ad esempio, le imprese venete hanno esportato negli Usa beni per 4,8 miliardi di euro. Dopo la Germania e la Francia, quello statunitense è il terzo paese di destinazione delle nostre esportazioni. I macchinari, l’occhialeria, le bevande, le calzature e i mobili sono i prodotti veneti che negli States vanno per la maggiore. Essi costituiscono oltre il 58 per cento del totale delle esportazioni venete negli Usa che nell’ultimo anno (2016 su 2015) sono aumentate del 3,7 per cento. “Sulla base di queste riflessioni – conclude il Segretario Renato Mason – il prospettato cambio di rotta delle politiche commerciali della nuova amministrazione Trump potrebbe rivoluzionare gli accordi commerciali tra Usa e Unione europea. Il suo obbiettivo è chiaro: proteggere i lavoratori americani e aumentarne i salari a scapito del libero mercato e della qualità dei nostri prodotti”.