Tra il 2009 e il 2015, ha segnalato, con una nota, l’Ufficio studi della CGIA, le Amministrazioni locali, anche a seguito degli ingenti tagli ai trasferimenti disposti dalle manovre degli ultimi anni, hanno ridotto le proprie spese di ben 26,4 miliardi di euro, mentre le Amministrazioni centrali – ovvero i Ministeri, le Agenzie fiscali, le Autorità amministrative, etc – hanno tagliato le proprie uscite di 6,4 miliardi. “In buona sostanza – secondo il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – Sindaci e Governatori hanno sostenuto un sacrificio economico 4 volte superiore a quello praticato dallo Stato centrale. Insomma, la stragrande maggioranza dei tagli sono avvenuti in Periferia, mentre al Centro la dimensione delle politiche di austerità e di rigore è stata più leggera”. Inoltre, i dati della CGIA dicono anche un’altra cosa. Se rapportiamo i tagli in valore assoluto praticati in questi anni alla spesa pubblica di entrambi i livelli di governo (al netto degli interessi sul debito pubblico e delle uscite relative agli Enti previdenziali), si evince come l’incidenza riferita a quella centrale sia stata del 3 per cento, mentre quella in capo alle Autonomie locali, invece, dell’11 per cento. A livello metodologico, sottolinea la CGIA, le spese di ciascun livello di governo sono state consolidate, cioè al netto dei flussi di risorse ricevuti da altri Enti pubblici. “Alla luce del fatto che il Premier ha confermato che, come pare di capire, non sono previsti ulteriori tagli ai trasferimenti dei Comuni, è auspicabile che nel prossimo futuro gli sforzi per il contenimento della spesa pubblica vengano distribuiti in maniera più equilibrata, chiedendo un impegno maggiore alla burocrazia dello Stato centrale che, fino adesso, l’ha, per certi versi, imposta soprattutto agli altri”.